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Crocevia: «Resiste la Polonia, la deregulation dei nuovi OGM si blocca ancora»

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«La notizia è del pomeriggio del 25 giugno, quando da diversi Ministeri è arrivata la conferma che la Polonia non si è piegata alla pressione politica della Presidenza Belga dell’UE e alle interferenze di Washington per ottenere un cambio di posizione sulla deregulation dei nuovi OGM»: lo annuncia il Centro Internazionale Crocevia.
Crocevia: «Resiste la Polonia, la deregulation dei nuovi OGM si blocca ancora»

«La notizia è del pomeriggio del 25 giugno, quando da diversi Ministeri è arrivata la conferma che la Polonia non si è piegata alla pressione politica della Presidenza Belga dell’UE e alle interferenze di Washington per ottenere un cambio di posizione sulla deregulation dei nuovi OGM»: lo annuncia il  Centro Internazionale Crocevia.
«Per la terza volta il Comitato dei rappresentanti permanenti (COREPER) non è stato in grado di consegnare al Consiglio dei Ministri UE dell’agricoltura una maggioranza qualificata utile per attivare il negoziato con gli altri due organi decisionali dell’Unione, il Parlamento Europeo e la Commissione. Così, la proposta di regolamento (o deregolamentazione, come preferiamo chiamarla noi) dei nuovi OGM è uscita dall’agenda dell’incontro degli ambasciatori previsto oggi – scrivono da Crocevia – La preoccupazione dei paesi che non vogliono abolire valutazione del rischio, tracciabilità ed etichettatura per i nuovi OGM è principalmente relativa ai brevetti che questi organismi porterebbero con sé una volta liberalizzati in Europa. Ci sono molte altre preoccupazioni, sanitarie e ambientali, in particolare per la biocontaminazione che questi OGM non tracciati possono causare e l’impossibilità per i consumatori di evitarli nelle loro scelte di acquisto».
«Per tutte queste ragioni, anche noi riteniamo che i nuovi OGM vadano regolamentati allo stesso modo di tutti gli altri, ovvero con un obbligo di valutazione del rischio, tracciabilità ed etichettatura, con la possibilità per i paesi di vietarne la coltivazione e con l’obbligo di pubblicazione dei processi di modifica da parte delle aziende, così che sia possibile evitare che solo le imprese abbiano i mezzi per rintracciare i loro brevetti quando le loro “invenzioni” contaminano i campi non geneticamente modificati – prosegue Crocevia – In questo modo, a pagare i danni non sarebbero gli agricoltori, ma dovrebbero essere le stesse imprese, secondo il principio “chi inquina paga”. Chissà che non si pongano a quel punto il problema di una coesistenza impossibile tra OGM e agricolture libere da modificazione genetica. I prossimi due semestri di presidenza dell’UE saranno ora presi in carico da Ungheria e Polonia, che per quanto pongano una serie di problemi non secondari per la trasformazione democratica di questo continente, sono allo stesso tempo nettamente contrari alla deregolamentazione dei nuovi OGM».
«In Italia, invece, si continua a lavorare alle sperimentazioni in campo senza trasparenza, con colture forse già rilasciate, forse no, senza parere del Ministero dell’Ambiente,  come abbiamo denunciato qualche giorno fa. Nel nostro paese i nuovi OGM hanno preso il nome di TEA (Tecniche di Evoluzione Assistita), nel tentativo di sviare l’opinione pubblica e i media con la falsa promessa che questi organismi geneticamente modificati siano diversi e sicuri, mentre rappresentano a nostro giudizio l’ennesimo tentativo di riproporre soluzioni tecnocratiche per problemi sociali, ecologici ed economici che devono essere risolti in tutt’altro modo».
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PER APPROFONDIRE

Siamo vicinissimi alla possibile deregolamentazione di un’ondata di nuovi Ogm in Europa, che potrebbe cambiare per sempre l’agricoltura e il cibo che mangiamo.
Finora gli obblighi di tracciabilità, etichettatura e valutazione del rischio secondo il principio di precauzione hanno evitato a Italia ed Europa l’invasione di coltivazioni figlie dell’ingegneria genetica e del cibo creato in laboratorio. 

Ora però la Commissione Europea vuole cancellare ogni vincolo per le cosiddette New Genomic Techniques (NGT), ribattezzate in Italia Tecniche di Evoluzione Assistita (TEA), compresa la possibilità per gli Stati di vietarle sul loro territorio.
In questo libro si intrecciano storia della biologia, inchiesta giornalistica e testimonianze dai movimenti, per raccontare gli enormi interessi e le relazioni pericolose tra multinazionali, politica e scienziati che rischiano di compromettere la vera transizione agroecologica, i diritti dei contadini sui semi e quelli dei consumatori a una scelta informata. 
GLI AUTORI
Stefano Mori è coordinatore del Centro Internazionale Crocevia e del Segretariato del Comitato Internazionale di Pianificazione per la Sovranità Alimentare (IPC). Dottorando di ricerca in sociologia rurale all’Università della Calabria, si occupa di politiche agricole a livello globale e nazionale.
Francesco Paniè è giornalista ambientale e campaigner per il Centro Internazionale Crocevia. Si occupa di politiche agricole, del cibo, della biodiversità e di supporto ai movimenti sociali per la sovranità alimentare.

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