Tom Vilsack è stato nominato dal neopresidente USA Biden come segretario all’Agricoltura e la sua nomina ha sollevato subito le proteste dell’Organic Consumers Association americana, che ne critica aspramente le posizioni pro-ogm e pro-allevamenti intensivi. Molto critico anche il Center for Food Safety.
Tom Vilsack è stato nominato dal neopresidente USA Biden come segretario all’Agricoltura e la sua nomina ha sollevato subito le proteste dell’Organic Consumers Association americana (Oca),
che ne critica aspramente le posizioni pro-ogm e pro-allevamenti intensivi. Vilsack aveva ricoperto il medesimo ruolo per otto anni sotto la presidenza Obama.
L’Oca è un’organizzazione senza scopo di lucro da anni impegnata per la promozione del biologico negli Stati Uniti.
Ha fatto sentire subito la sua voce spiegando che nel 2001 Vilsack era stato eletto “governatore dell’anno” dalla Biotechnology industry organization (oggi
Biotechnology innovation organization), la più grande associazione di categoria nel campo delle biotecnologie. Stando all’Oca,
Vilsack avrebbe approvato più organismi geneticamente modificati di qualunque altro segretario all’Agricoltura nella storia del paese, almeno 13, di cui molti sviluppati dalla Monsanto: le barbabietole da zucchero, il cui utilizzo è stato successivamente
dichiarato illegale; l’erba medica o alfalfa; il mais, il cotone, la soia. Tutti progettati per sopravvivere all’aggressione dei
pesticidi, come il famigerato
Roundup a base di
glifosato, venduti dalla multinazionale stessa. Ecco perché Vilsack è soprannominato “
mister Monsanto”.
Vilsack ricopre anche la carica di presidente del Dairy export council americano (
Usdec), che rappresenta gli interessi dell’industria lattiero-casearia e, secondo l’Oca, finanzia gli allevamenti intensivi, l’utilizzo di mangimi geneticamente modificati e ricchi di pesticidi, ed è favorevole al mantenimento dei prezzi pagati agli agricoltori al di sotto del costo di produzione per favorire lo sviluppo di aziende agricole sempre più grandi.
Foto: Mike Segar/Reuters/Newscom