Dai dati Fao, si stima che oltre il 33% dei suoli mondiali sia moderatamente o fortemente degradato. E ogni mezz’ora vengono persi 500 ettari per erosione, inquinamento o cementificazione. Mentre per formare 1 centimetro di suolo fertile occorrono dai 100 ai 1000 anni.
Dai dati Fao, si stima che oltre il 33% dei suoli mondiali sia moderatamente o fortemente degradato. Il fattore preoccupante è che, nel mondo, ogni mezz’ora vengono persi 500 ettari per erosione, inquinamento o cementificazione. Mentre per formare 1 centimetro di suolo fertile occorrono dai 100 ai 1000 anni.
«L’agricoltura intensiva, la monocoltura, l’uso di diserbanti e concimi chimici di sintesi sono tra gli elementi che più impoveriscono il terreno, riducendo la materia organica e la concentrazione di microrganismi e quindi la fertilità» come spiegano da Federbio.
Secondo un recente studio, l’erosione in Italia interessa un terzo della superficie agricola del Paese e genera una perdita annuale di produttività pari a 619 milioni di euro. Al contrario l’agricoltura biologica e le colture organiche regalano sostanze nutritive al terreno, invece che esaurirlo, e consumano il 45% in meno di energia. Il mantenimento della fertilità dei suoli nell’agricoltura biologica rappresenta infatti un presupposto fondamentale per consentire alle colture condizioni più salubri ed equilibrate e quindi la rinuncia all’impiego di input chimici di sintesi.
Mammuccini: necessario e urgente impegno di tutela
“Un terreno degradato riduce la sua capacità di mantenere e immagazzinare carbonio, contribuendo a minacce globali come il cambiamento climatico”. Lo dice Maria Grazia Mammuccini, presidente di FederBio. È quindi necessario e urgente – continua – “un impegno finalizzato a prevenire il deterioramento irreversibile del suolo e ad accelerare l’attuazione delle misure di ripristino e per questo è fondamentale investire in termini strategici per la diffusione dell’agricoltura biologica e biodinamica basate proprio sull’aumento della fertilità del suolo. Anche la Fao indica come strategico l’approccio agroecologico di cui l’agricoltura biologica rappresenta il modello più avanzato ed efficiente, in grado di rispondere concretamente a obiettivi fondamentali come il contrasto al cambiamento climatico, la tutela della biodiversità e la fertilità dei terreni”.
Per approfondire il ruolo dell’agricoltura nell’emergenza climatica
L’attuale modello agroalimentare è il principale colpevole della
crisi ambientale, sociale ed economica che stiamo vivendo. Il nuovo libro di Vandana Shiva, presidente di Navdanya International, dal titolo
“Agroecologia e crisi climatica” (Terra Nuova Edizioni), dimostra che le
pratiche agricole sostenibili sono l’unica soluzione per combattere le
ineguaglianze sociali e il
cambiamento climatico, consentendo di garantire a tutti gli abitanti della Terra il cibo e l’acqua.
Altre letture utili
L’agricoltura biologica, biodinamica, naturale, a tutela della biodiversità e l’approccio agroecologico sono i temi che caratterizzano numerosi dei libri pubblicati da Terra Nuova Edizioni, che da oltre 40 anni è impegnata sul fronte di una tutela dei suoli, del cibo e della salute.
Molto utile è il volume
“Agricoltura Organica e Rigenerativa” di Matteo Mancini, membro della onlus Deafal, che ci accompagna in un viaggio attraverso un approccio che va addirittura oltre il biologico e che rappresenta una nuova frontiera estremamente interessante per le pratiche agricole rispettose dei suoli e del cibo che coltiviamo.
Un altro volume utilissimo e interessante è
“Coltivare bio con successo” del canadese Jean-Martin Fortier, che ha adottato lui stesso le tecniche sostenibili e naturali che illustra nel volume, per prendersi cura dei suoi terreni nel Quebec.
Il contenuto di questo libro fornisce indicazioni per progettare, avviare e gestire un orto biologico di successo in qualsiasi regione italiana. Il concetto base del successo di un orticoltore-giardiniere è una pianificazione e organizzazione dettagliata ed essenziale, unita alla costanza esecutiva durante tutta la stagione.
Sta poi al lettore adattare le tecniche descritte da Jean-Martin Fortier al proprio contesto regionale.