Giornata del biologico. Aiab: «No al Decreto di non conformità»
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Il 23 settembre si celebra la Giornata europea del biologico, istituita per riconoscere l’importanza del settore nel sistema agroalimentare. Ma Aiab mette in guardia dal Decreto di non conformità del luglio scorso: «Una minaccia per il settore».
L’Aiab, Associazione Italiana per l’Agricoltura Biologica, definisce il Decreto di non conformità del luglio scorso una «picconata» e afferma come si stia assistendo a una retromarcia rispetto all’annunciata transizione agroecologica, basti pensare alla «deregolamentazione nel campo delle NBT (i nuovi OGM) e allo stop al SUR, il regolamento che prevedeva il blocco dei pesticidi entro il 2030».
«La strategia Farm to Fork, che mirava a elevare i criteri ambientali e a promuovere il consumo di cibi sostenibili attraverso il passaggio verso abitudini alimentari sane, è stata modificata verso il basso – spiega Giuseppe Romano, presidente di Aiab – Che fine fanno infatti gli obiettivi elencati di ridurre del 50% l’uso di pesticidi chimici entro il 2030; dimezzare la perdita di nutrienti, garantendo la fertilità del suolo; ridurre del 50% le vendite totali di antimicrobici per gli animali d’allevamento e di antibiotici per l’acquacoltura entro il 2030; trasformare il 25% dei terreni agricoli in aree destinate all’agricoltura biologica entro il 2030?».
E Romano prosegue definendo «l’agricoltura biologica in Italia sotto attacco». «Con l’introduzione del Decreto Legislativo 148/2023, noto come Sanzioni e Controlli, è stato adottato un approccio sbagliato – spiega Romano – che individuava il biologico come settore critico, nonostante esso offra le maggiori garanzie al consumatore, per i numerosi controlli a cui è sottoposto. Questo atteggiamento di sospetto generato dal Decreto 148, ha spianato la strada all’emanazione dell’ultimo decreto, quello di Non Conformità del luglio 2024. Il decreto all’articolo 14, comma 3, recita: “Al fine della classificazione di cui al comma 1, lettera b, la non conformità si presume intenzionale salvo le evidenze raccolte dall’organismo di controllo o la prova fornita dall’operatore della buona fede o del caso fortuito”».
In altre parole, come spiega Romano, sta all’agricoltore biologico dimostrare la sua buona fede, in un quadro normativo che prevede «sanzioni che vanno dai 2 mila ai 100 mila euro, un paradosso rispetto ad altri settori alimentari dove non esistono sanzioni economiche di questa entità».
«Queste norme non solo sono vessatorie, ma anche sproporzionate rispetto al reale impatto delle non conformità nel settore biologico. Inoltre, l’accanimento contro il biologico è un fenomeno tutto italiano: negli altri Stati membri non si registrano normative così severe, esponendo gli agricoltori italiani al rischio di perdere competitività a livello internazionale».
«La presunzione di colpevolezza non può essere il principio guida in un settore che ha fatto della trasparenza e della qualità i suoi pilastri e che rappresenta in Italia uno dei settori di eccellenza e di maggiore sviluppo, anche grazie ad una crescente consapevolezza di consumatori sempre più informati ed esigenti» spiega Romano.
Romano invita anche «il comparto dell’agricoltura biologica in Italia e tutte le organizzazioni ad esso connesse» a «costituire un fronte comune, che permetta di rispondere puntualmente a tutte le illazioni e alle congetture».
«Il biologico in Italia è una realtà consolidata, che ha portato benefici su più fronti: nella produzione, qualità ambientale, rapporto tra città e campagna, consapevolezza dei consumatori, salute del suolo e della biodiversità – prosegue il presidente di Aiab – Inoltre, la qualità del controllo della filiera italiana è cresciuta negli anni, tanto da essere diventato il nostro fiore all’occhiello. Il nostro paese è leader europeo dei sistemi di controllo, un risultato di cui dobbiamo andare fieri».