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I tre pilastri (più uno) della nuova agricoltura

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«È il momento di ripensare completamente l’agricoltura dandole altri parametri e priorità rispetto a quelli attuali, che sono solo quelli mercantili del profitto»: lo scrive Paolo Ermani, nel libro di cui è co-autore insieme ad Alessandro Ronca, “ L’orto autoirrigante. Coltivare con poca fatica e poca acqua in campagna e in città”.
I tre pilastri (più uno) della nuova agricoltura
«Da quando ci siamo allontanati dalla terra e dalla natura non ci rendiamo più conto di quale abbondanza e ricchezza la natura stessa ci fornisca; è il momento di ripensare completamente l’agricoltura dandole altri parametri e priorità rispetto a quelli attuali, che sono solo quelli mercantili del profitto»: scrive Paolo Ermani, nel libro di cui è co-autore insieme ad Alessandro Ronca, “ L’orto autoirrigante. Coltivare con poca fatica e poca acqua in campagna e in città”.
«La nuova/antica agricoltura poggerà infatti su tre pilastri che le permetteranno di ritornare a essere sana. Il primo sarà l’autoproduzione per l’autosostentamento. Sarà l’obiettivo primario e quindi le coltivazioni saranno varie e abbondanti durante l’anno per sfamare la famiglia e questo è anche l’obiettivo degli orti autoirriganti – scrive Ermani – Si riscoprirà l’antica arte delle conserve, delle marmellate, dei cibi fermentati, dei sott’oli e sotto sale e della conservazione dei cibi in genere, dove l’aspetto dell’essiccazione tramite essiccatori solari diventerà fondamentale. Da non trascurare, anche grazie all’ausilio di sistemi di food forest, la possibilità di coltivare erbe medicinali i cui usi sono molteplici, fonte di salute e benessere».
«Il secondo aspetto sarà quello dello scambio delle eccedenze, laddove a seconda delle annate possono esserci produzioni più o meno abbondanti di questo o quell’alimento – prosegue Ermani – quindi in un’ottica comunitaria si potrebbero scambiare reciprocamente le eccedenze con gli ecovicini. Si potrebbe pianificare anche l’eventuale coltivazione di un alimento o l’altro in modo da averne maggiore produzione e poterlo scambiare con chi fa altrettanto con noi, a prescindere dalle annate con raccolti più o meno abbondanti di questa o quella produzione. In tal modo si riducono gli sprechi e i costi e si aumentano le relazioni con la comunità in un’ottica di sostegno reciproco che può andare anche ben oltre lo scambio di eccedenze. Il terzo aspetto sarà la vendita di quello che non si è consumato o scambiato; vendita che potrebbe andare a beneficio degli abitanti delle città che non riuscissero ad arrivare a un livello importante di autosufficienza.
L’ultimo aspetto (il “più uno” dei pilastri) sarà quello del dono, al di là di eccedenze, scambi o simili. Il dono contraddistingue da sempre le comunità che hanno relazioni e unioni di intenti e si esprime in forme abbastanza naturali e automatiche con l’approfondimento della conoscenza reciproca e la nascita di forti legami».
«Seguendo questi parametri, l’agricoltura viene ricondotta al suo vero scopo, cioè quello di nutrire e dare bellezza e gioia alle persone, visto che la terra ci dà abbondanza di tutto – scrive ancora Ermani – Bisogna fare in modo che la mercificazione abbia un ruolo marginale, perché proprio a causa della mercificazione si è assistito alla rapida scomparsa di migliaia di varietà e oggi si mangiano solo pochi alimenti prodotti in maniera industriale, con tutti i problemi che abbiamo evidenziato. Mangiare poche cose, sempre quelle, molto elaborate e spesso piene di veleni, non fa bene né alla terra, né alla nostra salute. Adottando i tre criteri (più uno) possiamo aumentare la nostra resilienza, si diminuisce la dipendenza dal denaro, si aumentano i legami comunitari che si possono avere quando si scambiano alimenti, si creano relazioni e appartenenza al territorio».

LETTURE CONSIGLIATE

La soluzione per coltivare praticamente ovunque utilizzando pochissima acqua e senza fare fatica?

Gli orti autoirriganti!
Un metodo rivoluzionario che, con una modalità di realizzazione semplice e low-tech, permette di ottenere rese abbondanti di numerosissime colture, in città e campagna, sui balconi, negli orti urbani e non, nelle aiuole e persino nelle zone aride, anche laddove lo spazio a disposizione è molto limitato.
E con un impegno lavorativo davvero ridotto al minimo.
In questo libro Alessandro Ronca e Paolo Ermani guidano il lettore nella comprensione dell’importanza di questa soluzione, ora più che mai attuale con i problemi di siccità che viviamo; e spiegano, punto per punto, come progettare e autocostruire bancali, cassoni e vasi autoirriganti, all’interno di una nuova concezione di agricoltura leggera per le persone e l’ambiente.
GLI AUTORI
Paolo Ermani è agricoltore, formatore, scrittore, facilitatore, consulente per progetti di pianificazione energetica, ambientale e lavorativa, presidente dell’associazione Paea.
Alessandro Ronca è fondatore e direttore scientifico del Parco dell’Energia Rinnovabile (PeR), struttura all’avanguardia sulle colline umbre. Il suo scopo è promuovere, diffondere e perseguire uno stile di vita sostenibile. È autore di  Vivere senza bollette, libro che lo ha reso popolare anche presso il pubblico televisivo.

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