Vai al contenuto della pagina

Il bio italiano va difeso dal falso bio estero

homepage h2

Fortunatamente le frodi nel mondo del biologico emergono e i responsabili vengono perseguiti, lo ha dimostrato la recente operazione della Finanza sulle granaglie false bio provenienti dall’estero. Francesco Torriani, presidente AMAB e Consorzio Marche Biologiche, difende le filiere produttive locali e definisce la strada per arginare il fenomeno delle truffe in nome del biologico.
“”Come produttori biologici italiani siamo ormai stanchi di subire la concorrenza sleale di imprenditori, sarebbe meglio chiamare faccendieri fraudolenti senza scrupoli – spiega Torriani – che pur di lucrare, magari con la compiacenza di qualche organismo di controllo, importano da Paesi Terzi prodotti convenzionali, destinati al mercato zootecnico ed in alcuni casi anche a quello dell’alimentazione umana, che poi vengono venduti come provenienti da agricoltura biologica. Gli agricoltori biologici italiani, insieme ai consumatori, sono le prime vittime di questa frode intollerabile. E’ sempre più evidente che per garantire la veridicità delle produzioni biologiche occorre sviluppare sempre più le sinergie possibili tra “metodo produttivo” e “filiere produttive locali”, esclusivamente dedicate al metodo biologico, come già si sta facendo da alcuni anni in diverse realtà produttive a partire da quelle operanti nella Regione Marche. Tali esperienze di filiera biologica vanno promosse e incentivate nell’’ambito dei nuovi Piani di Sviluppo Rurale al fine di favorire la conversione delle aziende agricole italiane al metodo biologico e quindi rispondere adeguatamente alla crescente domanda di materia prima biologica.E’ anche il sistema di controllo e certificazione previsto per le importazione dai paesi terzi va celermente rivisto rendendolo più rigido, prevedendo anche una valutazione preventiva del rischio frode, in quanto non sono più tollerabili truffe alimentari di tale entità”.
La Finanza pesarese ha arrestato di recente 9 persone in tutta Italia, 35 gli indagati nell’’operazione Vertical Bio che ha portato al sequestro di beni per 35 milioni di euro. Tra i nove arrestati, tutti ai domiciliari, uno solo è della provincia di Pesaro mentre gli altri sono delle province di Sassari, Campobasso, Ferrara, Forlì, Teramo, Verona. Coinvolte aziende compiacenti nel rilasciare false certificazioni bio. In pratica, le società italiane sparse in tutta Italia (dalla Sardegna all’’Emilia-Romagna, dalla Calabria al Veneto) controllavano sia dal punto di vista tecnico che finanziario le imprese estere da cui importavano le granaglie destinate ai mangimi animali e all’’alimentazione dell’’uomo. L’’organizzazione gestiva anche i metodi di coltivazione dei prodotti e la falsa certificazione biologica rilasciata dagli organismi preposti e complici del raggiro. Capeggiata da un ultrasettantenne emiliano, chiamato dagli affiliati «maestro Joda», la cricca importava dalla Moldavia, dall’’Ucraina e dall’’India granaglie destinate sia alle industrie produttrici di mangimi per bestiame sia a quelle produttrici di cibi per l’’uomo a cui arrivavano la soia, il mais, il grano tenero e il lino.

Leggi anche

Per eseguire una ricerca inserire almeno 3 caratteri

Il tuo account

Se sei abbonato/a alla rivista Terra Nuova, effettua il log-in con le credenziali del tuo account su www.terranuovalibri.it per accedere ai tuoi contenuti riservati.

Se vuoi creare un account gratuito o sottoscrivere un abbonamento, vai su www.terranuovalibri.it.
Subito per te offerte e vantaggi esclusivi per il tuo sostegno all'informazione indipendente!