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Il Comitato Valle d’Itria: «Abbattuto l’ulivo testimone scomodo dell’affaire xylella»

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«Un ulivo in perfetto stato vegetativo, sebbene positivo a Xylella Fastidiosa da oltre due anni, abbattuto e lasciato a pezzi sul terreno, per giorni. La sua colpa? Essere la prova vivente delle nefandezze che si stanno perpetuando da anni ai danni dei pugliesi e delle nostre terre»: così il Comitato Salvaguardia Ambiente e Territorio Valle d’Itria denuncia quanto accaduto a Cisternino, in Puglia. 
«Un ulivo in perfetto stato vegetativo, sebbene positivo a Xylella Fastidiosa da oltre due anni, abbattuto in modo barbaro e lasciato a pezzi sul terreno, per giorni. La sua colpa? Essere la prova vivente delle nefandezze che si stanno perpetuando da anni ai danni dei pugliesi e delle nostre terre» denuncia il Comitato Salvaguardia Ambiente e Territorio Valle d’Itria, dopo quando accaduto a Cisternino, in provincia di Brindisi.
«L’Ogliarola di Cisternino, dichiarata infetta dalla Regione Puglia e abbattuta brutalmente lunedì 14 gennaio, non era che questo: un testimone scomodo della non correlazione tra Xylella e disseccamento della pianta, che non solo non seccava ma addirittura non contagiava nemmeno i suoi vicini di campo. Un “affronto” non gradito al comitato scientifico di Bari che da tempo sostiene che il batterio sia la causa della morte della pianta e che questo si manifesti nella stessa entro e non oltre un anno dal suo insediamento – prosegue il Comitato nella nota diffusa sulla pagina Facebook – Che fare quindi se la realtà dà torto alla scienza a senso unico della combriccola barese? Nascondere le prove, screditare chi denuncia, silenziare tutti gli altri. In Puglia, da cinque anni ormai, non c’è spazio per il confronto scientifico, per il dibattito, per l’approfondimento. La parola d’ordine è una e una soltanto: eradicare e eliminare, i nostri ulivi, le nostre colture e la nostra cultura».

«La pianta poteva essere studiata»

«Avevamo chiesto di utilizzare la pianta a fini di studio per permettere una più esauriente conoscenza del rapporto, ancora non dimostrato, fra batterio e disseccamento – proseguono dal Comitato – Ovviamente, a nostre spese, avevamo già preventivato l’adozione di misure, già sperimentate, atte alla messa in sicurezza dell’albero da ipotetiche possibilità di contagio tramite il vettore. Non c’è stata risposta, se non l’azione avvenuta lunedì 14 gennaio, al buio, sotto la pioggia. Scortati da Forze dell’Ordine, senza spiegazioni degne. Senza alcun avviso al proprietario o al locatario del campo, un parlamentare della Repubblica italiana. Mentre tre persone non identificate smembravano l’albero con l’ausilio di motoseghe i Carabinieri hanno bloccato le strade limitrofe per impedire l’arrivo dei cittadini sul luogo. Niente hanno potuto fare i presenti mentre l’ulivo veniva brutalmente giustiziato. Perché di questo si è trattato». 

«Non rispettati nemmeno i protocolli»

«Duole vedere come autorità dello Stato che dovrebbero farsi garanti della salvaguardia di un importante testimone hanno in modo sommario attentato alla vita dell’albero testimone su richiesta di una “scienza” asservita ad interessi economici e a giochi politici – prosegue il Comitato – A conferma di questo vi sono anche le modalità di esecuzione. Nessuna delle azioni previste dai protocolli di eradicazione è stata, infatti, portata a termine: l’albero è stato tagliato e non eradicato, non è stato eseguito alcun trattamento fitosanitario prima o dopo l’intervento; i pezzi della pianta sono stati lasciati sul posto così come le sue branche. Non occorre particolare acume per comprendere come un eventuale rischio di diffusione del batterio, da parte dell’albero o di quanto ne rimane, sia maggiore in questo momento di quanto non lo fosse prima».

«La volontà è di impedire il confronto scientifico»

«Ennesima prova di quanto non vi sia alcuna intenzione di contenere la fantomatica emergenza – continuano dal Comitato – Al contrario, l’unica volontà sempre più evidente resta quella di impedire qualunque confronto scientifico fra la “scienza” autoproclamatasi tale e tutti coloro, scienziati, ricercatori, comitati e privati cittadini, che ritengono necessario una libera ricerca e un libero dibattito fra le diverse teorie in campo. Teorie che, anche seguito di numerose sperimentazioni scientifiche tuttora inascoltate, portano prove sempre più documentate di un complesso numero di concause operanti sul fenomeno del disseccamento degli ulivi e della non correlazione tra questo e la Xylella fastidiosa».
«Perciò il campo di Contrada Termetrio a Cisternino diventerà luogo di diffusione e condivisione di informazioni, sperimentazioni e buone pratiche agricole. La comunità che qui si è creata non è che un seme, pronto a crescere e prosperare per impedire che quanto è successo in questo campo non si ripeta altrove, ma soprattutto per aggregare e contagiare quante più persone possibile: esiste un modo sano ed ecologicamente compatibile di coltivare, riconoscerlo, promuoverlo e incentivarlo sarà la nostra risposta».

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L’autore è Matteo Mancini, che ha lavorato in progetti agricoli e forestali in Messico, Mozambico, Brasile, Angola, Inghilterra, Libano e Palestina.
Dal 2009 è coordinatore tecnico dell’Ong Deafal per la quale si occupa di formazione e assistenza tecnica in Agricoltura Organica e Rigenerativa.
In Italia lavora presso alcune aziende agricole e all’estero in progetti di cooperazione allo sviluppo; è stato docente a contratto di Agroselvicoltura all’Università della Tuscia.

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