Il glifosato nel sangue degli eurodeputati
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C’è glifosato nel corpo dei 48 eurodeputati che si erano sottoposti ad analisi delle urine il giorno prima di votare la risoluzione del Parlamento europeo. Quella votazione, tenutasi il 13 aprile scorso, vide comunque la sconfitta del principio di precauzione. Strasburgo propose il rinnovo dell’autorizzazione del glifosato per 7 anni, ma ora la Commissione europea rilancia: 9 anni. Il Comitato fitosanitario permanente, un panel di esperti nominati dagli Stati membri, dovrebbe approvare questa proposta giovedì, ignorando l’opinione dell’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro, che considera la sostanza «probabilmente cancerogena».
Nel frattempo sono arrivati i risultati delle analisi dei 48 deputati europei, che evidenziano come il glifosato sia nel corpo di tutti, senza distinzione geografica o di sesso. I membri del parlamento provenivano infatti da 13 Paesi diversi. Le percentuali ondeggiano tra gli 0,17 e i 3,57 microgrammi per litro. la dose giornaliera accettabile (ADI) per i consumatori, stabilita dall’Agenzia europea per la sicurezza alimentare, è di 0,5 milligrammi per kg di peso corporeo al giorno. L’EFSA considera questa sostanza «probabilmente non cancerogena» per l’uomo.
In ogni caso, gli europarlamentari sono fortunati: restano sotto i livelli di guardia. Così non è per il 75% dei tedeschi, secondo una ricerca della Fondazione Heinrich Böll. Presentata a inizio marzo, la valutazione raggiungeva conclusioni allarmanti: i tre quarti del campione (più di 2.000 persone) presentava livelli 5 volte superiore ai limiti di legge per la concentrazione nell’acqua potabile. Per un terzo, invece, la quantità di glifosato eccedeva la soglia tra le 10 e le 42 volte.
Intanto le autorità cercano di minimizzare. È improbabile» che l’assunzione di glifosato, il principio attivo più utilizzato al mondo per produrre erbicidi, «attraverso la dieta sia cancerogena per l’uomo». Lo sostengono Fao e Oms, al termine di un meeting del panel di esperti sui residui di pesticidi nel cibo. «La grande maggioranza delle prove scientifiche – si legge nelle conclusioni – indica che la somministrazione di glifosato e di prodotti derivati a dosi fino a 2000 milligrammi per chilo di peso per via orale, la più rilevante per l’esposizione con la dieta, non è associata a effetti genotossici nella stragrande maggioranza degli studi condotti su mammiferi». Come al solito non si considerano gli effetti sulle mutazioni genetiche in atto, e la discussione rimane fissa sulla presunta cancerogenicità. Una decisione della Commissione Ue sul rinnovo della licenza per l’uso del glifosato è attesa per questa settimana.