«Il Parlamento Europeo ha respinto il regolamento sulla riduzione dei pesticidi previsto dalla road map della Strategia Farm to Fork. Quello che sta succedendo è molto grave: sui temi della difesa dell’ambiente e della salute umana siamo tornati, con il voto di oggi e non solo, all’anno zero delle politiche comunitarie». Lo dice Maria Grazia Mammuccini, presidente di FederBio.
«Il Parlamento Europeo ha respinto il regolamento sulla riduzione dei pesticidi previsto dalla road map della Strategia Farm to Fork. Quello che sta succedendo è molto grave: sui temi della difesa dell’ambiente e della salute umana siamo tornati, con il voto di oggi e non solo, all’anno zero delle politiche comunitarie». Lo dice Maria Grazia Mammuccini, presidente di FederBio e fondatrice della campagna ‘Cambia la terra’, un progetto che vede anche la partecipazione di Legambiente, Lipu, Medici per l’ambiente, Slow Food e WWF.
«Nel 2020 l’Europa ha avuto il coraggio e la visione di lanciare il Green Deal e la sua applicazione all’agricoltura, la Strategia Farm to Fork, che prevede tra i suoi capisaldi la riduzione del 50% dell’utilizzo dei pesticidi e il 25% di superficie agricola coltivata a biologico da qui al 2030 – prosegue – Ora questo approccio viene di fatto rinnegato. Prima con il mancato stop alla proroga del glifosato, uno degli erbicidi più utilizzati al mondo, colpevole di danni sul piano sanitario e ambientale, e poi con il voto contro il regolamento finalizzato alla riduzione progressiva dei pesticidi di sintesi chimica nei nostri campi».
«Immaginiamo che una parte del Parlamento Ue si sia lasciata trascinare da chi dice che, in una situazione di crisi come quella provocata dalle guerre e dal conseguente aumento dei prezzi, occorre tornare all’antico, ossia all’agricoltura basata sulla chimica – argomenta Mammuccini – È un approccio autolesionista: difendere gli agricoltori non significa difendere i pesticidi: al contrario, la transizione verso l’agroecologia per un’agricoltura più pulita può dare vantaggi in termini di salute (in primo luogo quella degli operatori agricoli, oltre che dei cittadini), di tutela dell’ambiente e del clima (con tutti i costi che ne stanno derivando anche in termini di danni alle coltivazioni) e alla stessa economia», prosegue.
«Adesso la nostra responsabilità, in quanto promotori del biologico e del biodinamico, è ancora più evidente visto che lo sviluppo dell’agricoltura bio è lo strumento concreto che rimane a disposizione per ridurre l’uso della chimica di sintesi e proteggere la salute delle persone e dell’ambiente. Ma quello che ci sta a cuore sono gli interessi dell’intero settore e non solo quelli del bio. Per questo, in coerenza con la posizione di IFOAM Organic Europe, chiediamo alla Commissione Europea, agli Stati e alle forze politiche che la compongono, di rivedere seriamente la deriva antistorica che rischia di danneggiare il nostro continente, oltre che contribuire alla crisi ambientale in maniera irreversibile» conclude la presidente di FederBio.
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