Il pesticida Clorpirifos è stato autorizzato negli anni Novanta sulla base di studi che contenevano dati errati; ad affermarlo è una ricerca pubblicata su Environmental Health.
Negli anni Novanta lo studio sulla neurotossicità del clorpirifos, uno dei pesticidi più usati al mondo, condotto sui topi negli Usa dal colosso dell’agrofarma Dow (oggi DowDuPont) conteneva errori che hanno portato a ritenere questo fitofarmaco poco dannoso per l’uomo. E quindi a otternere le autorizzazioni all’uso da parte delle autorità di controllo americane ed europee.
Come scrive Ettore Cera su
Il Salvagente, la rivelazione è contenuta in un nuovo studio sugli effetti neurotossici del clorpirifos e clorpirifos metile pubblicato venerdi 16 novembre sull’eminente
Environmental Health (qui l’
abstract della ricerca) in cui gli autori scrivono: “Le nostre osservazioni suggeriscono che le conclusioni nelle relazioni di
prova presentate
dal produttore possono essere
fuorvianti. Questa discrepanza
influisce sulla capacità delle
autorità di regolamentazione di eseguire una valutazione valida e sicura di questi pesticidi. La differenza tra i dati di partenza e le conclusioni nei rapporti di prova indica una potenziale
esistenza di pregiudizi che richiederebbero un’attenzione normativa e una possibile soluzione”. Un invito alle autorità di controllo –
Ue, Echa ed Efsa – di
ragionare con molta attenzione sull’
opportunità di continuare ad
autorizzare il
clorpirifos o almeno a consentirne l’uso senza alcuna restrizione.
“La Ue non rinnovi la licenza al clorpirifos”
Entro gennaio l’Europa deve decidere se rinnovare licenza d’uso del pesticida oppure se negarla o limitarla. In Francia l’Health and Environment Alliance (Heal), Générations Futures e la filiale tedesca della Pesticides Action Network hanno lanciato una
petizione per chiedere all’Unione europea di non rinnovare l’autorizzazione all’uso del clorpirifos in scadenza a gennaio 2019. Negli Usa ad agosto scorso la
Corte di appello di San Francisco ordinare all’Epa, Agenzia per la protezione ambientale di
vietare il clorpirifos, e sulla base di evidenze che l’insetticida possa
danneggiare il cervello e il sistema nervoso dei
bambini aveva già portato l’Epa a vietare l’uso domestico di clorpirifos nel 2000.
Considerata solo la media degli effetti sul cervello
I ricercatori che hanno lavorato allo studio pubblicato sull’Environmental Health hanno messo in evidenza, come racconta
Le Monde: “Per valutare l’effetto del clorpirifos sul cervello dei ratti in gestazione, l’
azienda ha
calcolato la
media dell’
effetto prodotto su
tutte le regioni del cervello analizzate, correlate all’effetto sul peso del cervello. Un vero gioco di prestigioso: considerare solo l’effetto medio ha la conseguenza di
mascherare l’impatto su specifiche regioni del cervello”. Non solo. I ricercatori hanno notato anche che a tutte le dosi di esposizione, il
cervelletto degli animali
perdeva notevolmente di
spessore. Dati che sicuramente indicano che il clorpirifos è sicuramente
tutt’altro che poco dannoso per l’uomo. L’ultima parola ora tocca alla Ue.
Coltivare biologico è l’alternativa valida
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“Coltivare bio con successo” è il canadese Jean-Martin Fortier.
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L’edizione italiana è stata curata da
Myrtha Zierock, orticoltrice trentina che ha lavorato presso l’azienda dell’autore e che ha adattato le indicazioni tecniche al nostro clima e contesto.