In difesa dei contadini
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L’agricoltura che non è industriale non è facile, ma c’è, esiste e i contadini che la praticano sono ancora tanti e vogliono far sentire la loro voce. Per fare in modo che cambino le politiche agricole e il sistema del cibo-merce.
L’agricoltura che non è industriale non è facile, ma c’è, esiste e i contadini che la praticano sono ancora tanti e vogliono far sentire la loro voce.
Ce lo spiega bene Antonio Onorati nel suo libro “In difesa dei contadini” (Terra Nuova edizioni), che ci fa capire:
• come le politiche agricole finiscano per favorire i grandi gruppi e le multinazionali, ma anche come sia possibile cambiare rotta;
• come la pressione su brevetti e OGM rappresenti un enorme pericolo per la biodiversità e i piccoli coltivatori;
• come ci sia da fare un grande lavoro per ripensare le rappresentanze agricole;
• come sia sempre più necessaria e improcrastinabile una svolta agroecologica;
L’agricoltura contadina, e l’economia che le corrisponde, ha gli elementi necessari per garantire la produzione di cibo in armonia con la natura e non contro di essa.
I contadini, seppur ostacolati, continuano a rappresentare l’alternativa concreta alle lobby del cibo-merce.
«Bisogna prendere atto che per un’agricoltura “a misura d’uomo e di ambiente”, i contadini veri, quelli che hanno a cuore la terra e il cibo e che seguono pratiche agricole virtuose, hanno un ruolo cruciale, possono fare la differenza in una situazione, come quella attuale, in cui il modello agroindustriale mostra tutte le sue falle» spiega Onorati. «Per questo vanno rivendicate scelte e politiche agricole che li valorizzino e li sostengano».
«E ricordiamoci», conclude Onorati, «che il cibo, prima di essere “fabbricato” dalle industrie agroalimentari, deve essere prodotto nei campi. Per fare cibo buono serve buona materia prima, che si realizza solo con tanto lavoro accorto e competente. I campi stanno cambiando, i contadini o i braccianti, donne e uomini, che stanno dietro a ogni chilo di zucchina o fetta di formaggio o etto di riso, stanno cambiando e di sicuro troveranno il modo di resistere, per difendere la loro dignità e la dignità del lavoro che fanno. Non sarà semplice ma, malgrado le difficoltà, sono convinto che ce la faremo».