L’orto è una dipendenza
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Il campo in conca, l’arte dell’orto. Suggerimenti, astuzie e riflessioni per coltivare l’orto secondo natura.
di Maria Pagnini
Terra Nuova Edizioni
pp. 112 – € 10.00
(prezzo per gli abbonati € 9.00)
Del letame e dei concimi
Il concime verde
Incomincia con il preparare la struttura che lo contenga. prendi assi di recupero, spennellale di olio di lino e facci un cubo di un metro e mezzo per uno e mezzo. Uno dei lati non va inchiodato, ma incernierato, per aprirlo come un cancellino. non deve avere né fondo né coperchio.
Cerca di capire senza il disegno del parmigianino. piazzalo in un punto che non sia a bacìo e dove possa pioverci. Si incomincia con i rami della potatura, si entra dentro e si pesticciano. Sopra terriccio e letame per dargli la carica necessaria. Si continua a strati, fra scarti vegetali e terriccio fino ad arrivare a un metro e mezzo. Si chiude coprendo con una balla. piano piano si acquatta.
Ci vogliono anche i lombrichi di partenza. Farseli regalare da chi ce l’ha già maturo. È come mettere i fermenti nel latte perché diventi yogurt. Se nessuno te li regala, non importa. io che non voglio forzare nulla, ho fatto senza.
Il lombrico
Mangia il terreno rendendolo friabile e ricco di sali minerali, dopo averlo cacato. È capace di fare in un giorno un monte di cacca pari al proprio peso. Con i suoi buchi fa entrare aria e acqua nella terra e con il suo corpicino morto e decomposto aggiunge azoto.
Io sogno di avere nel mio orto tante lucertole, merli, porcospini e rospi, sopra, e tanti lombrichi sotto.
Cosa si ricicla
Tutti gli scarti dell’orto: foglie di cavolo, di insalata, degli alberi, di ogni ben di Dio.
Baccelli di fave e piselli.
Bucce di banana.
Cenere di legna, erba medica ed erbacce in generale.
Gusci di noccioline, noci, nocciole.
Resti di caffè.
A golfo Baratti, in aggiunta, ci sono anche le alghe.
Si tirano a riva. Si fanno bagnare dalla pioggia perché le lavi dal sale.
Si spezzettano. Si usano come concime.
A massaciuccoli usano i giunchi del lago, li interrano nelle file del granturco. Puccini ogni volta che passava in treno si metteva al finestrino a fumare e guardava, guardava. Tutto il materiale per il compostaggio va spezzettato.
Il bio-trituratore
Per fare un buon composto è meglio tagliuzzarlo. Se tagli la ciccia a pezzetti per i denti di un bambino, non la taglieresti per quelli di un lombrico?
Esistono in commercio macchinette manuali e a motore a scoppio. A noi non interessano. Procurarsi ceppo e accetta. Se poi c’è il nostro bambino, allora per lui, ceppo e martello. picchiettandolo si sfilaccia, è come dare al lombrico un omogeneizzato.
Se l’orto è piccino, chessò quattro passi per due, allora non c’è spazio per il cubo, ma si può sempre fare il composto. Serve per abituarci al recupero. Ci deve entrare in testa la necessità di riciclare e di concimare in modo naturale.
Metti quello che è adatto, in questo caso gli scarti saranno soprattutto di cucina, sempre alternati alla terra, in un sacchetto di plastica, magari trasparente, per assistere allo spettacolo. Fai dei buchi e mettilo al sole.
Dopo un po’ vedremo che le foglie si sono acquattate, poi marcite, decomposte, non si riconosce più la lattuga dalla banana. Ogni tanto muovilo. D’estate, dopo un mese, è pronto. Chiede poco, il cumulo chiede di più.
Il cumulo del compostaggio
Con il forcone, giralo. Quello che è sotto mettilo sopra, quello che è ai lati, nel mezzo in modo da allargare la fermentazione.
Va fatto una volta la settimana, tutte le settimane che iddio manda sulla terra, perché il cumulo ci sarà sempre, d’estate e d’inverno. Se non piove, annaffialo, se piove troppo, coprilo con la balla.
Ci siamo
Se, ormai decomposto, puzza ed è marroncino, vuoi dire che è semi-maturo. Si può usare lo stesso. È maturo quando è scuro ed ha il buon odore del bosco dopo un’acquata. La felce nel composto e nella pacciamatura aggiunge potassio, le conchiglie, calcio. Il Parmigianino è tornato dal mare con una sacchettata di conchiglie.
– Che ci fai?
– Le rompo.
Può andar bene, ma devono essere quelle fini delle arselle, non le reginette. Dopo cena la mia amica mi chiede di aspettare che siano a letto perché mi deve parlare. Dice che al casello, il parmigianino ha piantato una bizza perché si era scordato sulla spiaggia il sacchetto delle conchiglie e della sabbia.
– Me lo fai diventare scemo.
Mi commuove e mi fa tremare l’idea di incidere così tanto su di un bambino. il giorno dopo gli parlo, prendendola larga.
– Che senso ha metterci le conchiglie se qui non c’è il mare.
Continua a schiacciarle con il martello.
– Ehi, dico a te!
Mi guarda, come si guarda un ipocrita.
Il letame
Quando hai un orto incominci a sognare anche montagne di letame. Desideri esserne circondato. Quello che ci interessa è di cinque tipi:
– letame di cavallo: sono grosse pallottole di fieno. il fieno è pieno di semi che poi germogliano e infestano l’orto. meglio evitare, anche se era una buona fonte.
– letame di pecora (o pecorino): sono piccole pallottole di erba fresca. Ottima qualità. Cercati i pecorai della zona, e contratta sul prezzo.
– letame di coniglio: pallottoline ancora più piccine e tonde, di erba ancora più scelta, sempre che saltellino in ampi spazi, ma è impossibile raccoglierne la cacca.
Noi invece, fra gli animali siamo i più tossici. Passi per quella dei bambini.
– Dove vado?
– In fondo alla fila dei porri.
E poi ancora:
– letame dei bovini: è fatto di grandi cacate piene d’acqua. Si rappallottola a massa e non è facile spargerlo, non è nemmeno speciale;
– di guano: dicono che è speciale. Il guano è formato da un ammasso di cacca d’uccello. in origine si trovava solo in certe isole del perù. Erano isole disabitate dove ci stavano solo gli uccelli. Con l’andare del tempo avevano cacato talmente tanto che lo strato, lungo le coste era alto un paio di metri. In cima, sulla crosta, il vento ci portava il solito piscialletto. Arrivò l’uomo e incominciò a insacchettarlo per spedirlo in Europa, incominciarono nel 1830, e quando anita tornò in america, l’avevano già finito.
In inghilterra aprivano il sacchetto e venivano fuori paiate di guano insieme a un piscialletto mai visto. Aveva un giallo originario, come il peccato, e il pappo era così carico di silicio che la palla bianca si era pietrificata. Trovarsi due o tre di queste, era già mezzo chilo.
La lettiera
Le lettiere fanno da giaciglio agli animali. Li tengono caldi e assorbono pippì e poppò. Quelle di paglia sono le migliori perché assorbendo bene, aumentano la qualità del letame. La paglia può essere di grano, d’orzo, d’avena, di segale. La lettiera si può fare anche con le piante delle fave, dei piselli, delle patate, con i gambi del granturco dopo averli schiacciati con le ruote del carro o del trattore, con la scopa, le ginestre, le felci, i giunchi. Il carro dovrebbe essere rosso come quello di Fattori, per il trattore, fai te. Si può fare anche con le foglie del bosco, ma assorbono male i liquidi.
Durante la guerra non c’erano rimaste che quelle, le portavano i partigiani in cambio di notizie. Si spappolavano e facevano scivolare.
– Puttan dell’Eva! – era quello che diceva Vanni ogni volta che entrava in quel pantano.
Quando prendi il letame dà un’occhiata anche alla lettiera, ti dirà la qualità del letame. E dà un’occhiata al letame: se è fresco, pesa, se è maturo è leggero.
L’agricoltura si fa sulla tradizione. È un punto fermo. Si è sempre guardata la luna e si è sempre spanto letame animale. Prima veniva portato con i corbelli. Ora con il trattore. Quando non c’era concime animale si è fatto quello verde e si è sempre spanta la cenere. Che allora era tanta. Per la vigna, ai tempi di giotto si preferiva il colombino, il nostro guano.
– Il colombino?
– È la cacca del colombo.
Guarda verso il cielo e non mi dice nulla.
Non metterci il letame che arriva dagli allevamenti. Non comprarlo nei sacchetti del consorzio agrario, perché oltre a quello che hanno mangiato di chimico, agli antibiotici, c’è anche la loro infelicità.
Non mangiare nemmeno loro.
Non mi interessa un campo pieno di frutti e fiori, ma persone pacifiche, serene, che quando le incontri, appoggiano le mani sul manico della vanga e ti sorridono con dei bei denti sani, una bella pelle bianca e rosa e una folta chioma di capelli al vento, perché è solo questione di tempo, lavorando la terra si diventa anche vegetariani.
– Citrullo, come stai?
– Sto bene.
La cenere
Il cumulo chiede cenere, i tuberi e le radici, anche. Bisogna organizzarsi. Ogni volta che vedi un fuoco, anche in lontananza, avviati in quella direzione. Se invece lo fanno i giardinieri degli inglesi, quelli vicino alle mura del Forte, lascia perdere.
Testo tratto da pagina 27 e seguenti del libro.