Quello di Yoshikazu Kawaguchi è un approccio all’agricoltura naturale che ha sviluppato sin dal 1978 nell’azienda di famiglia in Giappone e che si presta benissimo, con qualche aggiustamento, anche a essere applicato nel nostro paese. Vediamo come.
Il modo di fare agricoltura di
Yoshikazu Kawaguchi si basa su tre principi:
non arare, non introdurre nell’orto fitofarmaci o fertilizzanti, non trattare le piante spontanee e gli insetti come nemici da combattere a ogni costo. «È un’agricoltura che dona ortaggi dal gusto freschissimo e piante benedette dalla salute della madre terra» spiega nel suo libro
“L’orto senza sforzo”.
Ci si mette in armonia con la natura e con una mente chiara si può percepire una presenza viva negli orti e nei campi coltivati con i principi dell’agricoltura naturale. Una moltitudine di organismi viventi trascorre qui l’intero ciclo della propria vita per trasformarsi poi, con la morte, in nutrimento per le generazioni successive.
I suggerimenti e le informazioni che Kawaguchi fornisce
nel suo libro «mettono a disposizione strumenti per colmare quel divario tra principi e pratica che si trova davanti chiunque voglia cominciare – scrive
Marcello Rotondo, traduttore e curatore del volume e autore della prefazione – Le informazioni contenute possono certamente essere integrate dalle già ben radicate conoscenze della tradizione agricola italiana, nonché essere corrette per acclimatazione alle specificità locali del nostro paese. Questo è specialmente vero per piante molto conosciute e praticate come pomodori, melanzane e patate. La tecnica generale per la preparazione del “letto” e la coltivazione su di esso ricorderà alcuni modi di fare in uso anche da noi, come ad esempio la “baulatura” dell’area di coltivazione, o la “sistemazione a larghe” della pianura padana. Queste tecniche sono tuttavia adattate, nelle dimensioni e nelle modalità, a un lavoro completamente manuale, nonché motivate da ragioni anche diverse».
«L’agricoltura naturale potrebbe forse essere intesa come un’agricoltura davvero per tutti – prosegue Rotondo – un’agricoltura, cioè, che non necessita né di grandi appezzamenti, né di ingenti investimenti, né di macchine proibitive, né di tante ore di lavoro, né di lunghi studi libreschi, né di sottili sofisticazioni. L’origine dell’agricoltura è nutrirsi accordando le proprie forze a quelle della terra sulla quale si vive. A questo riguardo, una domanda tanto frequente quanto ragionevole che mi è capitata di sentire spesso da parte di agricoltori italiani che vorrebbero effettuare una “transizione al naturale” è se con l’agricoltura naturale si possa vivere, inteso nel senso di vivere della vendita dei propri prodotti agricoli. La risposta al quesito dipende naturalmente da molti fattori, ad esempio cosa si produce, di quanto uno necessita per vivere, su che mercato si vende, a quanto si vende e così via».
«Lo studio della natura porta alla limpida constatazione che ad essere ottimizzata è una qualcosa noto come “azione” – aggiunge ancora Rotondo – Questo principio può essere inteso sia nel senso più tradizionalmente orientale di “non-azione”, sia nel senso più tecnico, fisico, di “minima azione”. In un senso più immediato, ciò che la natura ottimizza con la sua attività è l’armonia. L’agricoltore naturale, di conseguenza, è un agricoltore la cui attività, motivata da tutti i suoi bisogni naturali, si colloca all’interno della più grande attività della natura ed è in armonia con essa. Ovunque uno si volge nella natura si osserva abbondanza e ricchezza: se uno sforzo è necessario, è per creare miseria. Per soddisfare bisogni normali, facoltà e mezzi normali sono sufficienti. Tanto più ci si allontana da tali bisogni, tanto più facilmente si renderanno necessari facoltà e mezzi eccezionali. A seconda delle circostanze in cui ci si pone, dunque, un’agricoltura naturale può, come no, soddisfare bisogni di produzione diversi».
«Nel contesto in cui Kawaguchi lavorava, essa fu più che sufficiente per sostenere lui e la sua famiglia: sarebbe un errore pensare alla sua come a un’agricoltura di svago, per hobbisti. D’altra parte, nel caso in cui essa non soddisfi i propri bisogni produttivi, mi pare sia il caso di riflettere più sulla natura di tali bisogni e sul tipo di sistema socioeconomico che li alimenta, piuttosto che vedere in ciò una mancanza dell’agricoltura naturale: in quanto naturale, essa non può infatti essere inserita in un ambiente innaturale senza che ne risultino forzature, e non ne ha la pretesa. Si potrebbe, naturalmente, cercare una via intermedia: un extra in termini di lavoro fisico, di tempo speso o di preoccupazioni può tradursi in un extra di produzione; come è amaramente noto, tuttavia, a volte ciò può risultare nel suo dimezzamento. TComunque sia, l’agricoltura naturale punta a ricostituire un’integrazione consapevole dell’essere umano con l’essere umano e con gli altri esseri viventi, nodi come noi delle reti trofiche dell’ecosistema Terra; in altre parole, essa punta alla nostra reintegrazione all’attività incessante e priva di limiti della vita».
PER APPROFONDIRE
In queste pagine, l’autore presenta con estrema semplicità una pratica agricola basata sulla massima semplificazione e il minimo intervento: pochi attrezzi, rigorosamente manuali; nessun trattamento contro malattie e parassiti; gestione minimalista delle infestanti, che anzi vengono riutilizzate come pacciamatura e fertilizzante; impiego di varietà locali e di semi autoprodotti.A rendere l’orto senza sforzo un’opportunità immediata e alla portata di tutti concorrono le 25 schede nella seconda parte del libro, dedicate alla coltivazione degli ortaggi più comuni e ad alcune specialità ormai popolari nelle nostre tavole, ma ancora poco presenti nei nostri orti, come il sesamo, il daikon, la patata dolce, il cavolo cinese e molti altri.
COSA TROVERETE IN QUESTO LIBRO
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Primi passi con l’agricoltura naturale
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I tre principi dell’agricoltura naturale
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Attrezzi necessari
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Preparazione di base dell’orto
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Allestimento del letto di semina
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Vari tipi di semina
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Il letto caldo naturale
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Trapianto
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Preparazione e impiego dei supplementi
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Fare buon uso della vegetazione spontanea
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25 schede per la coltivazione degli ortaggi più comuni