La Calabria avrà la sua prima sperimentazione di agrumeti in agroecologia
homepage h2
La Calabria avrà la sua prima sperimentazione di agrumeti in agroecologia. I terreni saranno quelli della OP Carpe Naturam a Corigliano Rossano. Lo hanno annunciato Angelo, Mariagrazia e Anita Minisci, della stessa OP.
La Calabria avrà la sua prima sperimentazione di agrumeti in agroecologia. I terreni saranno quelli della OP Carpe Naturam a Corigliano Rossano. Lo hanno annunciato Angelo, Mariagrazia e Anita Minisci, della stessa OP, a chiusura dei lavori del seminario «Agrumeti in agroecologia. La coltivazione agrumicola per la rigenerazione della fertilità organica dei suoli, della biodiversità e di relazioni umane giuste» tenutosi proprio in Calabria, iniziativa formativa di UpBio, ABC Calabria, Rete Humus e Carpe Naturam, che si è svolta nell’ambito del progetto NATUR BIO.
Relazioni e buone prassi, i principi dell’agroecologia e le innovazioni sono state portate all’attenzione di agronomi, tecnici dell’agricoltura e imprenditori, agrumicoltori biologici e operatori specializzati, che hanno riempito la sala della OP Carpe Naturam a Corigliano Rossano.
Sul tavolo molti aspetti legati all’agroecologia come pratica della produzione agricola che preserva l’ambiente e che rispetta la biodiversità del suolo, non solo nelle coltivazioni agrumicole.
A partire dall’ intervento dell’agronomo Francesco Perri che ha valorizzato la produzione degli agrumi come patrimonio non solo produttivo, ma anche riconosciuto come valore ambientale e sociale che nel tempo ha saputo innovarsi.
Maurizio Agostino ha sottolinea come gli agrumi sono la coltura che negli ultimi 20 anni si è più esposta alla conversione al metodo biologico. «Oggi sono 33 mila gli ettari di agrumi coltivati in agricoltura biologica, sugli oltre 100 mila ettari complessivamente coltivati in Italia – ha sottolineato – Si tratta di un primo passo, che ha comportato l’eliminazione dei mezzi chimici di sintesi, che da sola non riesce ad assicurare produzioni sostenibili e durature. Adesso si tratta di mettere in pratica strategia di miglioramento della fertilità organica dei suoli e di incremento della biodiversità degli agrumeti, soprattutto con sistemi di agroforestazione».
Fondamenti di agroecologia per la gestione degli agrumeti e strategie di adattamento agroecologico ai cambiamenti climatici i temi delle due Lectio magistralis, attese e che non hanno deluso l’uditorio, dei due docenti dell’Università di Berkeley California: Miguel Altieri e Clara Nichols, ricercatori di esperienza internazionale, che hanno prospettato la relazione che intercorre tra le colture, il terreno agrario e la biodiversità dei campi e del contesto territoriale. Per Miguel Altieri e Clara Nichols «bisogna cogliere l’opportunità, – hanno detto – che è oggi un’esigenza urgente, di pensare al cambiamento climatico come un’evoluzione trasversale in cui tutti gli elementi ambientali sono coinvolti. L’interrelazione richiede un’ attenta osservazione del comportamento del suolo, della vegetazione delle piante coltivate e spontanee e della fruttificazione, tenendo presente la sempre minore quantità di acqua disponibile e l’innalzamento delle temperature. Osservati speciali – hanno concluso – anche gli eventi climatici estremi».
La seconda sessione della mattinata ha trovato le relazioni degli accademici: Davide Neri, docente del Dipartimento Scienze Agrarie Alimentari e Ambientali, Università Politecnica delle Marche e di Alessandra Corrado, sociologa e Docente della Facoltà di Scienze Politiche dell’Università della Calabria.
Il docente marchigiano ha esplorato il mondo delle radici e l’interazione tra queste e i residui organici del suolo, potenti agenti nutritivi e capaci di rigenerare e proteggere dal deperimento gli alberi da frutto.
Su lavoro, giustizia sociale e mercati nidificati degli agrumi è invece intervenuta la Corrado, mettendo in luce l’importante circolarità sociale e non solo produttiva che il mondo dell’agricoltura rappresenta.
_______
LETTURE UTILI
AGROECOLOGIA E CRISI CLIMATICA
In un testo destinato a fare storia, gli autori smontano un modello produttivo a lungo celebrato come efficiente, ma che ad uno sguardo più attento si mostra del tutto incapace ad affrontare le sfide della crisi climatica, la fame nel Sud del mondo e la malnutrizione cronica nei paesi cosiddetti sviluppati. La soluzione è nelle pratiche agricole sostenibili supportate da nuove conoscenze agronomiche in grado di valorizzare la complessità del vivente, garantire cibo sano per tutti e una nuova democrazia per il futuro del Pianeta.
