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La Carta della Mausolea: un nuovo inizio per l’agricoltura

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Firmata alla Mausolea di Bibbiena la Carta che ridefinisce il ruolo del contadino per salvare l’ambiente, la nostra salute e il nostro futuro. Un’iniziativa lanciata da La Grande Via di Franco Berrino, che coinvolge il mondo della ricerca e gli agricoltori.
Ripartire dalla terra e da chi la coltiva, ridare dignità all’agricoltura, alla biodiversità, alla produzione di cibo sano. È il messaggio lanciato dalla Mausolea di Soci-Bibbiena (Ar), presso la sede dell’Associazione La Grande Via, dopo l’incontro che ha unito docenti universitari, ricercatori, agricoltori, giornalisti e società civile alla stesura di una nuova carta per la creazione di un nuovo modello agricolo e culturale.
Un nuovo approccio che vuole essere inclusivo, senza creare discriminazioni di sorta, per ridare piena dignità al lavoro agricolo e creare le basi per una società sostenibile e un diverso approccio alla salute. “Fare agricoltura, vivere a stretto contatto con la Natura e le sue leggi rispettando la fertilità della terra è più che un semplice mestiere” si legge nel documento, “è un’inclinazione di grande rispetto che rende l’agricoltore la nostra prima difesa sia sulla qualità degli alimenti che sulla salvaguardia della salute del pianeta” si legge nella Carta”.
L’appello rivolto è a tutta la società civile e in particolare agli agricoltori, a tutti gli agricoltori, anche quelli che si trovano oggi costretti a fare scelte inquinanti perché non sanno come fare a meno di diserbanti e pesticidi. Un appello a tutti i consumatori desiderosi di rivendicare il diritto a un cibo sano, a un ambiente pulito e a un maggiore equilibrio con la natura.
La Carta è stata stilata con l’ausilio di genetisti, agronomi, medici, ricercatori, e più in generale esponenti del mondo scientifico, non senza il contributo prezioso di agricoltori che hanno contribuito in modo essenziale a cogliere i bisogni di chi oggi coltiva, e a ridefinire il loro ruolo di custodi della terra. Alla tavola rotonda conclusiva di sabato 12 luglio insieme a figure di spicco come Franco Berrino, Carlo Triarico, Stefano Benedettelli, Giovanni Dinelli, Leonardo Seghetti. Erano presenti anche Nicholas Bawtree e Gabriele Bindi per la redazione di Terra Nuova, riconosciuta ancora una volta come punto di riferimento imprescindibile per chi si occupa di agricoltura sostenibile e salute naturale.
Riportiamo ancora alcuni estratti della carta che nei prossimi giorni verrà diffusa e resa consultabile per intero:

“Tante malattie fisiche e psichiche nascono dalla mancanza di connessione con la terra, dagli stili di vita moderna sradicati e aritmici, racchiusi tra muri di cemento e distratti dal continuo uso delle nuove tecnologie, lontani dall’humus e dai ritmi della natura che sostengono saggiamente da 300.000 anni i processi di autoregolazione dell’homo sapiens. […]

[…] il Modello Agroecologico al quale aderiamo restituisce alla figura dell’agricoltore la consapevolezza che serve alla sua emancipazione dall’asservimento al sistema industriale, generando soluzioni agricole coerenti e rispettose dei principi della natura, che a loro volta contribuiscono a creare nuovi modelli sociali e a rinforzare gli stili di vita che li supportano.[…]
[…] Riconosciamo e rispettiamo la biodiversità, la ricchezza della vita, che garantisce la continuazione delle specie sulla terra. Accettiamo la responsabilità di preservare la natura e le sue risorse, anche per le future generazioni. La varietà di organismi, animali, piante ed ecosistemi in una sinfonia silenziosa, creata da legami invisibili ma essenziali, che meglio si svelano agli attenti osservatori della natura.
[…] La ricreazione di una cultura “contadina” coinvolge tutti ed è responsabilità comune. Sono necessarie azioni che promuovano la consapevolezza degli effetti del cibo ed una rieducazione al consumo consapevole. Ogni giorno un adulto medio compie almeno tre scelte (cosa mangiare a colazione, a pranzo e a cena), scegliendo quindi quale futuro dare alla sua salute, all’agricoltura e al pianeta. Consumo consapevole significa anche tener conto del giusto valore – il “giusto prezzo” – degli alimenti che vengono prodotti rispettando la terra e le persone che la lavorano. Urge un cambio di rotta, un’inversione di tendenza, dove le persone si assumano individualmente la responsabilità della scelta dei cibi e riconoscano la manipolazione mediatica che induce alla ricerca di soddisfazione nella quantità e nel basso prezzo a discapito della qualità e della giusta remunerazione del contadino. Urge promuovere un’educazione sensoriale, un ritorno alla saggezza del corpo, che consenta alle persone di disintossicarsi dai sapori industriali per ri-conoscere il sapore dei cibi veri, non impoveriti dalle trasformazioni industriali, per ridare vero valore al cibo della terra, per riavvicinarsi al gusto della biodiversità, cancellato dall’omologazione e dall’estetica imposta dall’industria alimentare, per riscoprire i sapori del territorio, una semplicità senza adulterazioni capace però di restituirci tutta la ricchezza della complessità del vivente. La ricerca epidemiologica ha mostrato che la “biodiversità nel piatto”, la varietà dei cibi vegetali, riduce il rischio di ammalarsi”. […]
[…]Crediamo che un modello di agricoltura basato sulla tutela della biodiversità, e sulla rivalorizzazione delle fattoriee della cultura rurale e contadina, possa migliorare i luoghi dove viviamo e la nostra qualità di vita. Sostenere un’agricoltura consapevole – agroecologica – è anche un modo di plasmare rispettosamente le comunità umanee di prendersi cura della società. […]
Per ulteriori approfondimenti: La Grande Via, https://lagrandevia.it

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