La cooperativa agricola Girolomoni nella World Fair Trade Organization
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La cooperativa agricola Girolomoni è la prima filiera alimentare italiana a entrare nella World Fair Trade Organization. Si tratta di un riconoscimento molto importante. Ce ne parla Giovanni Battista Girolomoni, figlio del fondatore dell’azienda.
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cooperativa agricola Girolomoni è la prima filiera alimentare italiana a entrare nella World Fair Trade Organization. Si tratta di un riconoscimento molto importante. Ce ne parla Giovanni Battista Girolomoni, figlio del fondatore dell’azienda.
Che significato e che importanza ha questo riconoscimento?
«Da sempre siamo ispirati ai principi del commercio equo e solidale. È infatti motivo fondante per la nostra realtà, il supporto agli agricoltori in zone svantaggiate come quelle dell’entroterra collinare e montano delle Marche. Oggi però sentivamo la necessità di fare un passo in più. In un momento in cui tutti si dichiarano etici e sostenibili, ci è sembrato importante entrare a far parte del sistema di garanzia WFTO, che appunto verifica che l’azienda è una realtà che mette le persone e il pianeta al primo posto. Quindi più che un riconoscimento è un impegno a tenere saldi certi principi».
Giovanni Battista Girolomoni
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Ora la vostra azienda è garantita Fair Trade all’interno del network del commercio equo e solidale che conta più di 350 soci in 70 Paesi. A quali criteri occorre ottemperare per poter ottenere questo risultato?
«I principi di WFTO sono 10, come i comandamenti: opportunità per produttori svantaggiati, trasparenza e responsabilità, pratiche commerciali equitarie, pagamento di un prezzo equo, no al lavoro minorile e al lavoro forzato, uguaglianza di genere, condizioni di lavoro sicure, sviluppo delle competenze, commercio sostenibile, rispetto dei diritti umani. Tradizionalmente il commercio equo si è occupato di importare prodotti da molti Paesi del mondo secondo principi di equità, giustizia e solidarietà. Oggi si sta affermando la necessità di valorizzare le realtà locali che seguono gli stessi principi. Da sottolineare che questo sistema di garanzia, si distingue perché riguarda non solo il prodotto, ma tutta l’impresa. Nel nostro caso significa che il rispetto di questi principi viene applicato in ogni fase del processo produttivo, da chi semina a chi confeziona».
La vostra azienda è entrata in questo network come filiera: una unicità.
«Sì, anche altre imprese agro-alimentari italiane fanno parte del network ma la nostra unicità è essere entrati con l’intera filiera: dalla semina del grano alla produzione della pasta. Tutti partecipano e ricevono valore dal prodotto».
Come nascono i vostri prodotti e quali sono le caratteristiche peculiari che li contraddistinguono?
«Avere costruito l’intera filiera della pasta, ci permette non solo di perseguire obiettivi di sostenibilità economica, ambientale e sociale, ma anche di poter gestire direttamente l’intero processo produttivo in ogni singola fase. Biodiversità in campo tramite la coltivazione di grano duro e grani antichi, miscele macinate su misura per ciascun raccolto, processo delicato nell’essiccazione della pasta, per preservare gusto, profumo e nutrienti dei nostri grani».
Suo padre, Gino Girolomoni, è stato uno dei pionieri dell’agricoltura biologica in Italia. Cosa lo aveva ispirato e convinto a perseguire quella strada?
«Da pioniere, ha osservato la necessità di un cambiamento radicale in agricoltura. Grazie al suo amore viscerale e spirituale e per la terra, già 50 anni fa aveva capito la follia dell’agricoltura intensiva, basata sull’uso massiccio e indiscriminato della chimica di sintesi. L’alternativa era per lui l’agricoltura biologica, ci vedeva anche un’opportunità per ricostruire il mondo rurale che era stato ferito e abbandonato».
Quanto è importante per voi oggi portare avanti la scelta del biologico?
«Siamo bio da sempre e in maniera totalizzante, in quanto è cura della natura e benessere delle persone. Oggi l’agricoltura biologica deve vincere una sfida importante, che è quella di diventare la normalità dei consumi delle persone per contribuire ad affrontare le tremende sfide poste al pianeta e alla nostra specie. Poi nostro padre già diceva che il biologico da solo non basta a determinare la qualità delle scelte di vita. Ha bisogno di stare insieme, procedere con altri settori che vadano nella stessa direzione, come appunto il commercio equo solidale».