Gli stati dell’Unione Europea stanno facendo i conti con i danni causati dalla desertificazione del suolo (per mano dell’uomo). Intanto, nell’anno internazionale dei suoli decretato dall’Onu, il Parlamento inglese stila bilanci sui danni e cerca soluzioni per correre ai ripari.
Il degrado del suolo in Inghilterra e nel Galles costa ogni anno circa 1,4 miliardi di sterline. È questa la stima che emerge dal recente studio Securing UK Soil Health (scaricabile in versione integrale dall’allegato Pdf), pubblicato dall’Ufficio parlamentare di Scienza e Tecnologia della Gran Bretagna. La desertificazione del suolo riguarda i territori che nascono fertili ma perdono la loro produttività biologica a causa dell’eccessivo sfruttamento a cui sono stati sottoposti. Con un consumo di suolo pari a circa 8 metri quadrati al secondo, in Italia il 21% del territorio nazionale è già stato riconosciuto come interessato da fenomeni di desertificazione, ciò significa che non potranno più crescere prodotti agricoli, annientando per sempre le ricchezze che la terra è in grado di generare.
Lo studio pubblicato dal Parlamento inglese evidenzia quanto nel corso degli ultimi decenni l’occupazione di terreno per soddisfare le attività umane (dall’agricoltura all’urbanizzazione, fino al turismo) stiano determinando un progressivo degrado del suolo. La costruzione di infrastrutture è aumentata ad un ritmo più di due volte superiore al tasso di crescita demografica, una tendenza destinata ad accelerare se non viene cambiata rotta attraverso una razionalizzazione delle risorse idriche, oppure con una riforestazione. La situazione è talmente grave che l’Onu vi ha voluto concentrare l’attenzione mondiale, decretando il 2015 “Anno internazionale dei suoli” ed il prossimo 5 dicembre sarà celebrata la Giornata mondiale del suolo. Come si legge nelSecuring UK Soil Health,malgrado il suolo sia una risorsa rinnovabile, i processi naturali di formazione sono molto lenti; dunque il completo risanamento dei danni causati dall’eccessivo sfruttamento o da altre forme di pressione può richiedere migliaia di anni.
Un altro dato allarmante lo fornisce l’
Economics of Land Degradation Initiative, gruppo di studio che coordina 30 istituti internazionali di ricerca. Secondo i ricercatori nel giro dei prossimi 10 anni, 50 milioni di persone potrebbero essere costrette a migrare a causa della desertificazione. L’uomo continua a consumare suolo e a coprire ininterrottamente il territorio con catrame, case, strade, infrastrutture, insediamenti commerciali divorando così aree agricole e terreni fertili. Ma il suolo non costituisce solo la base per la produzione di alimenti ma svolge altre fondamentali funzioni, ad esempio filtra e trattiene l’acqua e immagazzina carbonio. La terra infatti contiene il doppio dell’anidride carbonica presente nell’atmosfera, il triplo di quella contenuta nei vegetali.
L’impermeabilizzazione del suolo – che si verifica quando la terra è coperta da un materiale impermeabile come il cemento o l’asfalto – comporta un rischio accresciuto di inondazioni e di scarsità idrica, minaccia la biodiversità e contribuisce al riscaldamento globale perché fa crescere le temperature e altera il regime delle acquee. Si stima che a causa della desertificazione del terreno il mondo perda ogni anni da 6.300 a 10.600 miliardi di dollari, ovvero tra il 10 e il 17% del Pil globale. Sulla scia delle direttive dell’Unione Europea il Parlamento inglese si impegna quindi a promuovere l’integrazione degli aspetti legati al suolo ed alla sua protezione, al sostegno verso buone pratiche di gestione della terra come l’agricoltura biologica perché in futuro, come ribadisce l’Ue, dipenderemo sempre di più dalle risorse limitate di terreni e dal loro uso sostenibile.