«Le politiche agricole comunitarie frutto di un negoziato al ribasso»
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Le strategie europee per le politiche agricole sono state depotenziate da un negoziato al ribasso che le ha in buona parte svuotate delle misure che avrebbero potenzialmente favorito la transizione agroecologica: i movimenti e le associazioni che chiedono pratiche agroecologiche fanno sentire la loro voce.
«La nuova Pac è entrata vigore già azzoppata e presenta molti limiti. È infatti frutto di un negoziato al ribasso rispetto alle proposte iniziali, su cui hanno pesato anche le pressioni delle lobby e i compromessi a cui i politici sono giunti» spiega Antonio Onorati, dell’Associazione Rurale Italia e membro del Coordinamento Europeo di Via Campesina.
Anche la Coalizione #CambiamoAgricoltura interviene sul tema affermando che le ultime decisioni delle Istituzioni europee sono arrivate come un «sabotaggio»: «il voto contrario del Parlamento europeo sul Regolamento SUR per la riduzione dell’uso dei pesticidi, l’eliminazione degli allevamenti bovini dalla normativa europea sulle emissioni industriali, la liberalizzazione dei nuovi OGM, l’indebolimento del Regolamento europeo sul ripristino della natura per le aree agricole e infine la decisione della Commissione UE di rinnovare l’uso del glifosato per altri dieci anni, sono decisioni che hanno ridotto gli obiettivi delle Strategie del Green Deal a mere enunciazioni di principio, senza alcuna concreta attuazione nel settore primario dell’agricoltura e della zootecnia».
Per la coalizione #CambiamoAgricoltura questi risultati, «dovuti in particolare all’azione di lobby delle potenti corporazioni agricole e dell’agro-industria, hanno determinato un sostanziale ridimensionamento delle ambizioni delle Strategie del Green Deal a danno degli interessi pubblici dei cittadini europei, dell’ambiente e della salute, a vantaggio degli interessi economici delle corporazioni agroindustriali che ottenuto il ridimensionamento del Green Deal puntano a cancellare anche i deboli obiettivi ambientali della Politica Agricola Comune 2023-2027 e preparare un drammatico ritorno al passato con la sua prossima riforma».
«In Germania la protesta di agricoltori e autotrasportatori ha origine soprattutto dall’annunciata eliminazione delle agevolazioni per il gasolio, una protesta non condivisibile, che in Italia viene abilmente strumentalizzata per contestare in particolare due impegni previsti dalla nuova condizionalità della PAC, l’obbligo delle rotazioni (BCAA7) e l’obbligo del 4% delle aree agricole a seminativi da destinare alla conservazione della Natura (BCAA8). Due misure ambientali della nuova PAC entrate in vigore solo da gennaio di quest’anno dopo le deroghe concesse dalla Commissione con il pretesto della guerra in Ucraina. Misure ambientali sempre contestate dalle Associazioni agricole, in Italia in particolare da Confagricoltura, che confidavano nel rinnovo delle deroghe per tutto il periodo di attuazione della nuova PAC».
«Dipendenza dalle risorse fossili, volatilità dei prezzi alla produzione e speculazioni finanziarie, sono le vere cause della crisi del settore primario in Europa – afferma la Coalizione – L’aumento dei costi di produzione, determinato soprattutto dall’aumento dei costi energetici e quindi del gasolio, dei fertilizzanti e dei pesticidi chimici di sintesi, ha penalizzato essenzialmente gli agricoltori, mentre l’agroindustria e la grande distribuzione sono riusciti a tutelare meglio i loro risultati economici. La situazione di crisi per gli agricoltori è stata aggravata anche dall’inflazione e dai provvedimenti assunti per contrastarla; confermando per gli agricoltori il ruolo di anello debole della filiera agroalimentare».
Le Associazioni di #CambiamoAgricoltura ribadiscono che «la soluzione di questa crisi strutturale del settore primario non può essere la cancellazione delle norme e degli impegni per la tutela dell’ambiente e il rinvio dell’indispensabile transizione ecologica dell’agricoltura».
E rilevano che la cancellazione dei sussidi al gasolio agricolo, «autentica causa delle proteste degli agricoltori tedeschi, è prevedibile anche in Italia per gli impegni assunti con il PNRR. Tra i diversi sussidi ambientalmente dannosi compaiono anche le agevolazioni al gasolio agricolo e sull’IVA per i fertilizzanti chimici e prodotti fitosanitari. Con l’approvazione da parte della Commissione UE del nuovo PNRR italiano proposto dal Governo, avvenuta contestualmente alla concessione della quarta rata dei fondi del PNRR, l’Italia si è impegnata ad adottare le misure del Piano RePower EU tra cui, a partire dal 2026 ed entro il 2030, una razionalizzazione ed eliminazione dei sussidi ambientalmente dannosi. Da questo impegno emerge la necessità di una politica agraria che favorisca la transizione ecologica e liberi il sistema primario dalla dipendenza dell’energia fossile».
«Una parziale soluzione per questi problemi è indicata proprio dalle Strategie UE Farm to Fork e Biodiversità 2030 che prevedono la crescita delle superfici agricole dedicate all’agricoltura biologica, i cui costi di produzione sono legati in misura minore alla variabilità dei costi degli input chimici derivanti da petrolio e gas, oltre a essere più remunerativa per gli agricoltori» spiega la Coalizione.
«Non è stato rivisto il meccanismo di distribuzione dei fondi pubblici a sostegno dell’agricoltura, che sono rimasti assegnabili sulla base degli ettari, quindi della dimensione delle aziende agricole, privilegiando di fatto le grandi proprietà e continuando a penalizzare vistosamente i piccoli e medi coltivatori – spiega Antonio Onorati – Non si è neanche messo mano alla gestione del mercato, che ha mantenuto i sostegni all’export e lì resta orientata, mentre il mercato interno resta controllato da agglomerati economici potenti. Gli elementi di condizionalità ambientale sono stati inseriti, con vincoli e obblighi che ricadono sugli agricoltori, senza però cambiare il sistema né il contesto; pensiamo agli ecoschemi, al divieto di coltivazione in porzioni di terreni per permetterne la rigenerazione, il divieto di utilizzo di certe sostanze chimiche eccetera. Misure che sono positive se inserite in un contesto che crede, sostiene e finanzia la vera transizione agroecologica e la riconversione delle aziende agricole. Invece, è stato fatto piovere dall’alto un mix di misure vincolanti in una cornice in cui nulla di ciò che era importante cambiare è mutato. Il risultato è una politica pubblica che è rimasta dov’era prima e che lancia qualche sasso nello stagno per intorbidire le acque, facendo finta di credere nella conversione; una sorta di greenwashing della politica agricola, che manda in corto circuito proprio l’agricoltura. Di fatto la nuova Pac e le nuove strategie pubblicizzate non stimolano né sostengono veramente la riconversione agroecologica, che è ciò di cui c’è disperatamente bisogno; non vengono forniti strumenti perché questo passaggio si realizzi davvero».
«Era stato proposto di prevedere un limite massimo dei finanziamenti alle aziende agricole, di collegare i finanziamenti all’occupazione effettiva in azienda e non solo agli ettari coltivati; ma questo è stato cancellato, preferendo lasciare ai singoli paesi eventuali modulazioni. In Italia non c’è alcun limite – prosegue Onorati – Poi cresce sempre più la burocrazia, che danneggia gli agricoltori. L’Associazione Rurale Italiana dà quindi un giudizio negativo sull’esito del negoziato che ha partorito la nuova Pac. Bisognerebbe capovolgere la logica con cui si sostiene il reddito di chi produce cibo, e vanno premiati coloro che danno lavoro e che garantiscono la qualità del sistema di produzione. Bisogna investire sulla transizione agroecologica per dare alle piccole e medie aziende agricole l’effettiva opportunità di riconvertirsi. Ci sono attività dell’agricoltura industriale che vanno cessate; non è simpatico dirlo ma è necessario. E non si muore di fame imboccando questa strada, tutt’altro. Bisogna anche mettere uno stop agli accordi di libero scambio che fanno l’interesse solo delle grandi imprese che esportano. Poi bisogna guardare con attenzione al mercato interno, introducendo e migliorando le regole a contrasto della concorrenza sleale e permettendo agli agricoltori di vendere quanto producono a un prezzo remunerativo. Vanno gestiti gli input di produzione, come gasolio, sementi eccetera, in modo che gli agricoltori siano messi in grado di avere una loro autonomia, mentre ora dipendono da potentati economici e da decisioni di altri prese sopra le loro teste. Per esempio, andrebbe previsto il sostegno per chi si produce le sementi da sé o per chi mette in atto pratiche che aumentano la fertilità del suolo senza sostanze chimiche; la realtà ora vede invece i contadini dipendere dalle grandi multinazionali sementiere e dall’acquisto di fertilizzanti chimici. Per non parlare poi di ciò che avverrà con i nuovi OGM… Va anche fatto in modo che i macchinari utilizzati in agricoltura abbiano una meccanica tale da permetterne la riparazione in autonomia e un’usura lenta, senza la digitalizzazione esasperata che ora rende i contadini schiavi di tecnici digitali per le riparazioni, peraltro costosissime. E poi pensiamo a come potrebbe essere se sui tetti di tutte le stalle ci fossero pannelli solari che permettessero l’alimentazione energetica dell’agricoltore o allevatore senza dover passare per le reti gestite dalle grandi compagnie».
Per poter ottenere dal suolo ciò che si vuole, bisogna prima capire di cosa il suolo ha bisogno; le tecniche ce le spiega Jesse Frost, coltivatore biologico certificato e famoso conduttore del podcast The No-Till Market Garden, seguito a livello internazionale con oltre un milione di download. È anche co-fondatore del sito notillgrowers.com.
Un nutrito gruppo di vignaioli, agricoltori, gruppi, associazioni, movimenti e cittadini ha lanciato un appello (che è possibile sottoscrivere) per dire no e fermare la diffusione e la deregolamentazione dei nuovi OGM.
Mondeggi Bene Comune chiede alla Regione Toscana l’attivazione di un Patto di collaborazione secondo la legge regionale n. 71/2020 sul Governo collaborativo dei beni comuni e del territorio, per la promozione della sussidiarietà sociale, «cercando così di attivare una collaborazione proficua tra amministrazione regionale, metropolitana e comunale».
«II Ministero dell’Ambiente ha aspettato l’ultimo dell’anno per pubblicare il decreto di autorizzazione alla sperimentazione in pieno campo di vitigni OGM di varietà Chardonnay realizzati dalla Fondazione Edmund Mach vicino a Trento con le New Genomic Techniques (NGT)»: lo afferma il Centro Internazionale Crocevia.
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