Orti condivisi danno buoni frutti
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Sharif lavora al Burger King in centro a Bolzano. Oggi il suo turno comincia tardi e ha tempo di sistemare un pezzo di terra in cui vuole coltivare delle grandi zucche. Sembra un ragazzino. «Sarà figlio di qualcuno che lavora all’orto» ipotizza Elisabeth, una volontaria polacca che qui ha trovato il suo rifugio. Sharif è nuovo all’orto, ma è a Bolzano da molti anni. Arriva dal Bangladesh, ed è la prima volta che riesce a trovare spazio per una sua passione. «Sto bene, nel verde» dice. Intorno a lui si muovono indaffarate altre persone, con zappa e carriola. È primavera, e molte piante stanno già crescendo, altre invece devono ancora essere sistemate.
Questo orto, soprannominato «Semi rurali Garten», era un terreno abbandonato di 1000 metri quadrati nella periferia di Bolzano. Dal mese di luglio dell’anno scorso l’associazione Donne-Nissà (www.nissa.bz.it) ne ha preso in affitto la metà, per coltivare ortaggi, piante medicinali e tintorie con metodo biologico. È uno spazio condiviso e partecipato dalla cittadinanza, dove chiunque può lavorare gratuitamente. Viene gestito tecnicamente da Thomas Fauner, perito agrario sudtirolese ed esperto di permacultura. «Ognuno di noi collabora per il tutto, così come le piante che abbiamo seminato si assistono reciprocamente in maniera sinergica» spiega Antonio, bolzanino, che ha appena finito di seguire i corsi tenuti da Thomas sulla permacultura. «Non è uno spazio in cui ciascuno gestisce il suo pezzo di terra personale, ma dove ognuno contribuisce all’orto nel suo insieme»…
La versione completa dell’articolo è disponibile nel numero cartaceo Luglio-Agosto 2011 di Terra Nuova oppure nella versione eBook.
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