Il fronte pro OGM sta premendo per accelerare la deregolamentazione totale per la coltivazione in campo dei nuovi prodotti ottenuti con le New Genomic Techniques. Le associazioni contadine, la società civile, numerosi ricercatori e le associazioni del biologico stanno cercando di contrastare questa avanzata. Ve lo raccontiamo nel nuovo libro
“Perché fermare i nuovi OGM”, con studi, evidenze scientifiche e testimonianze di resistenza.
Nonostante
una sentenza del 2018 della Corte di Giustizia UE abbia stabilito che le nuove biotecnologie producono organismi che vanno normati allo stesso modo degli OGM, la pressione per una deregulation ha fatto breccia nelle istituzioni comunitarie e nei paesi membri. Avanza quindi il processo politico per varare un nuovo quadro legale che non costringa le piante NGT a rispettare gli obblighi di valutazione del rischio, tracciabilità ed etichettatura cui devono sottostare i cosiddetti OGM “di prima generazione”.
Mentre le istituzioni lavorano per accontentare le imprese e per evitare che i prodotti derivati dalla loro applicazione siano identificabili, tracciabili ed etichettati, si moltiplicano gli studi che denunciano effetti collaterali in zone del DNA diverse da quelle prese di mira, alterazioni e delezioni geniche, oppure errate riparazioni dei filamenti in seguito all’utilizzo delle forbici molecolari. Gli effetti di questi errori possono manifestarsi
nella progenie dell’organismo su cui è stata condotta la sperimentazione. Tra questi, l’Agenzia francese per la sicurezza sanitaria dell’alimentazione, dell’ambiente e del lavoro (ANSES) ha incluso “rischi legati a cambiamenti inattesi nella composizione della pianta, che potrebbero dar luogo a problemi nutrizionali, di allergenicità o di tossicità”. Affermazioni inquietanti, che sono contenute in
un rapporto del marzo 2024 insabbiato dal governo per settimane, fino a che la notizia non è uscita su
Le Monde.
Il pronunciamento dell’ANSES, però, non è un fulmine a ciel sereno. Gli appelli di scienziati indipendenti si susseguono da anni. Semplicemente, vengono trascurati.
Gli scienziati indipendenti, così come le organizzazioni contadine e ambientaliste, sono preoccupati perché le proposte di deregolamentazione dei nuovi OGM avrebbero l’effetto di ridurre l’indagine scientifica e impedire la supervisione dell’operato dei biotecnologi. Proprio nel momento in cui assistiamo a una rapida evoluzione nel campo dell’ingegneria genetica e di discipline contigue come la biologia sintetica, invece di aumentare le cautele c’è una spinta a cancellare obblighi di monitoraggio e di verifica. Con essi, verrebbe meno la responsabilità di identificare gli effetti indesiderati.
E la brevettazione è il vero business che tiene insieme scienziati e industria sementiera, come dimostra l’intreccio di accordi commerciali tra le due sfere.
A raccontarvi tutto questo e molto altro ancora (retroscena, evidenze scientifiche, corresponsabilità e storie di resistenza) sono Francesco Paniè e Stefano Mori nel loro libro “Perché fermare i nuovi OGM” che uscirà a brevissimo per Terra Nuova edizioni.