“Pesticide Nation” è il libro di Manlio Masucci che, attraverso una serie di inchieste giornalistiche e interviste, intende indagare il sistema della grande produzione e distribuzione industriale agroalimentare, denunciando le ingerenze sulle politiche pubbliche, gli impatti sul nostro vivere quotidiano e sul pianeta. Fra gli esperti intervistati,
Vandana Shiva (autrice della prefazione),
Maude Barlow, don
Luigi Ciotti, Fabio Brescacin, Fiorella Belpoggi, Mariagrazia Mammuccini. Il libro analizza i sistemi agroalimentari globali dalla prospettiva dei consumatori e degli agricoltori ponendosi come
vademucum, “guida di sopravvivenza alimentare” come specificato nel sottotitolo del libro, utile per le rivendicazioni della società civile e per difendere se stessi e l’ambiente dai modelli inquinanti e insalubri.
Se le aziende dell’agribusiness fondassero uno Stato sovrano, la “Pesticide Nation”, questo si posizionerebbe nel gruppo delle prime economie mondiali. Eppure il sistema agricolo industriale non potrebbe sostenersi senza le enormi sovvenzioni pubbliche e l’esternalizzazione dei costi, come i danni ambientali e le conseguenze sulla salute dei cittadini. Per ogni euro di cibo prodotto dall’industria ne abbiamo già spesi tre. Il consolidamento di posizioni dominanti impedisce l’emergere di modelli agricoli sostenibili e di diversi sistemi di produzione e commercio. Le quattro principali aziende attive nel mercato dei semi e dei pesticidi controllano circa il 70% del mercato. Syngenta/ChemChina è una società statale cinese mentre Bayer, Basf e Corteva sono tutte, o in parte, di proprietà degli stessi cinque fondi d’investimento americani: Blackrock, Vanguard, State Street, Capital Group e Fidelity. Questi fondi possiedono anche tra il 10% e il 30% del capitale delle principali aziende alimentari del mondo, come Unilever, Nestlé, Mondelez, Kellogg, Coca-Cola e PepsiCo.
Pesticidi, erbicidi e fertilizzanti sono il main business dell’industria.I pesticidi provocano circa 385 milioni di casi di avvelenamento all’anno nel mondo di cui 1,6 milioni in Europa. Annualmente, circa 11 mila lavoratori muoiono per avvelenamento acuto mentre a livello globale si stima che il 44% degli operatori agricoli soffra di almeno un episodio di contaminazione. In Europa si vendono annualmente circa 360 mila tonnellate di pesticidi. In Italia si utilizzano quasi 56 mila tonnellate e oltre 6 kg di pesticidi per ettaro coltivato, una media superiore a quella dell’UE. Nel 2019, l’Italia ha esportato 790 milioni di dollari di pesticidi e ne ha importati 907.
Tra il 25 e il 30% delle emissioni climalteranti sono provocate dal sistema agroalimentare industriale. Gli impatti negativi sono evidenti sulla nostra salute, sul suolo, sugli insetti impollinatori, sull’acqua: solo in Europa risultano in stato eutrofico ben il 36% dei fiumi il 32% dei laghi, il 31% delle acque costiere, il 32% delle acque di transizione e l’81% delle acque marine. Solo nell’UE, i costi relativi all’inquinamento idrico possono raggiungere i 230 miliardi di euro all’anno. Entro il 2030, i costi relativi alle malattie non trasmissibili (legate a fattori ambientali) potrebbero superare i 30 trilioni di dollari, pari al 48% del Pil mondiale.
Agricoltura digitale e tecniche di ingegneria genetica sono le direttrici su cui le multinazionali dell’agribusiness intendono muoversi nel futuro. La campagna per la deregolamentazione della nuova generazione di OGM, e la loro sperimentazione in capo aperto anche in Italia, è da tempo iniziata con la presentazione di un disegno di legge ad hoc. “Pesticide Nation” esplora le pratiche alternative all’agricoltura industriale e propone soluzioni. È necessario sottrarre l’enorme potere acquisito dalle multinazionali reindirizzando i sussidi e le politiche pubbliche, che attualmente agevolano le grandi aziende, a vantaggio dei piccoli e medi produttori locali, agevolando pratiche agricole ecologiche e lo sviluppo di economie circolari.