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Possiamo usare le piante per curare… le piante!

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Sono utilissimi per la concimazione e per la difesa di frutti e ortaggi da parassiti e malattie; sono i preparati fitoterapici, cioè prodotti completamente atossici ricavati dalle piante per curare altre piante. Ecco come fare.
In agricoltura biologica e biodinamica si fa a meno dei prodotti di sintesi chimica e si privilegiano sostanze sicure e non tossiche. Ma anche le stesse piante possono avere effetto preventivo e curativo per le colture ed è possibile beneficiare dei loro principi attivi grazie a estratti idroalcolici e macerati oppure preparando infusi e decotti. In questo modo, all’innocuità dei trattamenti si affianca la possibilità, di non secondaria importanza, di potersi preparare in casa quanto occorre, autonomamente e risparmiando.
«Unico grande limite di questi prodotti è che la loro efficacia dipende direttamente dalla concentrazione dei principi attivi presenti nella pianta e dalla loro modalità di estrazione, che risente di numerosi fattori» spiega Francesco Beldì, autore dell’utile manuale Preparati vegetali contro i parassiti di orto e frutteto (Terra Nuova Edizioni). «Alcuni di questi sono collegati alle condizioni climatiche e alle caratteristiche del terreno o al corredo genetico delle stesse piante. Altri dipendono da condizioni specifiche come la parte della pianta utilizzata, l’età, l’epoca di raccolta e le modalità di essiccazione. Qualora vengano usate piante coltivate, entrano in gioco anche altri fattori, come le varietà e le tecniche agronomiche. Tutto ciò rende oggettivamente difficoltoso l’ottenimento di risultati riproducibili, ragione che ha limitato finora la ricerca scientifica e la sperimentazione dei preparati su larga scala».

Le possibilità

I preparati vegetali vengono ottenuti in diversi modi e utilizzati in maniera differente anche secondo la loro formulazione di partenza. Vediamo le varie possibilità.
. Gli estratti idroalcolici si ottengono grazie all’azione a freddo dell’alcol etilico sulla pianta intera o sulle sue parti: l’uso dell’alcol come solvente consente un’estrazione completa di tutti i principi attivi contenuti nel materiale vegetale. Questo viene messo a macerare in alcol etilico, al buio, per almeno 3 settimane, durante le quali è bene scuotere regolarmente il contenitore. Al termine della macerazione, il prodotto ottenuto viene filtrato, spremuto e lasciato a riposo per almeno 48 ore. La presenza dell’alcol permette una lunga conservazione dell’estratto, indicativamente circa 5 anni.
 Ottenere gli estratti idroalcolici è un’operazione più complessa rispetto ai concentrati acquosi, ma offre i vantaggi di un’estrazione completa dei principi attivi e della possibilità di conservazione del preparato.
. La macerazione consiste nel lasciare le erbe immerse nell’acqua a temperatura ambiente per un periodo variabile da poche ore (macerato “breve”) ad alcune settimane. In questo modo si estraggono tutti i sali minerali e i principi attivi contenuti nella pianta, anche quelli termolabili e molto volatili. Per il contenuto in sali minerali i macerati si avvicinano ai prodotti fertilizzanti, tanto che in agricoltura biodinamica spesso sono utilizzati insieme all’acqua di irrigazione per apportare nutrimento alle piante. Possono anche essere impiegati sui cumuli di compostaggio per migliorare la capacità fertilizzante del compost.
Il loro contenuto in sali, generalmente, è tanto elevato da rendere necessaria la diluizione prima.
. Gli infusi si ottengono versando acqua bollente su un determinato quantitativo di piante dalle quali si desiderano estrarre i componenti idrosolubili, lasciando poi riposare il tutto. L’infusione causa la perdita di alcuni componenti volatili, come gli oli essenziali. È importante servirsi di recipienti dotati di coperchio e realizzati con materiali inerti, come il vetro e la terracotta, evitando i contenitori di metallo, specie l’alluminio, che rilascia sostanze dannose per l’organismo.
. I decotti si preparano mettendo le erbe in acqua fredda, portando il tutto a ebollizione e lasciando sobbollire a fuoco lento per un tempo variabile da qualche minuto a qualche ora. Il decotto è particolarmente adatto all’estrazione dei principi attivi da radici, legno e cortecce. Per facilitare l’estrazione dei fitocomplessi, la decozione può essere preceduta da alcune ore di macerazione in acqua a temperatura ambiente. Durante il raffreddamento è meglio chiudere con un coperchio il contenitore per evitare la dispersione delle sostanze più volatili.

Raccolta ed essiccazione

Ottenere dei fitoterapici efficaci non dipende solo dall’epoca di raccolta e da una corretta applicazione delle tecniche di estrazione, ma anche da una buona essiccazione delle piante utilizzate e dalla eventuale dinamizzazione del preparato.
«L’essiccazione è il processo con cui dal materiale vegetale viene asportata acqua fino a che questa scende a una percentuale del 12-15%, tale da garantire la conservazione delle piante per tempi lunghi» spiega Beldì. «Per evitare la perdita dei principi attivi contenuti nelle piante, l’essicazione deve avvenire all’ombra, nel tempo più rapido possibile e a temperature non troppo elevate. Per l’essiccazione casalinga di piccole quantità di erbe è consigliabile trovare un locale adatto, asciutto e buio, dove impilare delle cassette di plastica o di legno, facendo attenzione a lasciare vuota la prima cassetta, quella che poggia direttamente a terra, mentre quelle sopra di essa si riempiono ciascuna con uno strato sottile di erbe. In questo modo si assicura la circolazione dell’aria. La temperatura ideale per l’essiccazione è tra i 30 e i 45°C. Per accelerare il processo e migliorare la qualità del prodotto essiccato si può ricorrere a un deumidificatore, che asciuga l’aria senza scaldarla. Al termine del processo le erbe essiccate devono essere conservate al buio, in sacchetti di carta scuri e chiusi. Prima di riporle è consigliabile lasciarle nel freezer per 24 ore a -4°C, in modo da inattivare eventuali uova di parassiti».

Preparare la pasta per tronchi

Caratteristiche

La pasta per tronchi è una miscela utilizzata in agricoltura biodinamica, si ottiene unendo letame bovino fresco e bentonite o caolino con altri ingredienti, come la sabbia silicea.

Preparazione

La preparazione tradizionale della pasta per tronchi prevede l’impiego di un terzo di letame bovino fresco, un terzo di bentonite e un terzo di sabbia silicea. A questa composizione si può aggiungere il decotto di equiseto per fluidificare il composto e il 2-3% di silicato di sodio che ha la funzione di vetrificare la pasta per meglio fissarla ai tronchi.
Per ottenere le paste liquide si deve evitare l’uso della sabbia (che intaserebbe gli ugelli) sostituendola con silicato di sodio (massimo 5%), procedendo poi alla diluizione impiegando latticello o latte scremato, decotto di equiseto o di ortica, preparato biodinamico 500 o 500P* e/o acqua. L’effetto del formulato liquido è inferiore a quello della pasta solida. Esistono molte varianti nella preparazione della pasta per tronchi a seconda degli effetti che si intendono ottenere.

Impiego e indicazioni

La pasta per tronchi si distribuisce sulle piante a riposo vegetativo (prima dell’apertura delle gemme) in giornate asciutte e senza pericolo di gelate, allo scopo di ripulire la corteccia da funghi e licheni. Riduce la possibilità di annidamento degli insetti, favorisce la cicatrizzazione delle ferite, anche quelle causate dalle potature, e protegge la corteccia dagli sbalzi termici. Inoltre la loro applicazione vivifica e nutre i tessuti del cambio.
La pasta per tronchi si utilizza sulla vite, sugli alberi e sugli arbusti da frutta, sui roseti e sulle siepi. Le paste solide si applicano con un pennello o una spazzola. Il tronco va ricoperto dalla base fino alle prime diramazioni, formando una protezione omogenea dello spessore di 3-4 mm.
Nei grandi appezzamenti di terreno si usano formulazioni liquide, che possono essere distribuite con una pompa a spalla o un’irroratrice dopo aver filtrato il tutto per evitare l’intasamento degli ugelli. Si può applicare anche sulle parti verdi con funzione rinettante delle chiome. Può sviluppare la crescita delle radici dopo il trapianto in molte ortive.

Principali parassiti contrastati

FRUTTICOLE: prevenzione delle malattie fungine e batteriche, disturbo degli insetti che si annidano nella corteccia (cocciniglie, alcuni afidi, carpocapsa, acari ecc.).

VITE: prevenzione delle malattie fungine e batteriche.
ALTRE COLTURE: prevenzione delle malattie fungine e batteriche sulle piante ornamentali.
*sigle utilizzate nei preparati biodinamici. In questo caso sta per “500 Preparato”.

Preparati vegetali contro i parassiti di orto e frutteto

Grazie a questa agile guida, “Preparati vegetali contro i parassiti di orto e frutteto”, edita da Terra Nuova, si possono realizzare i preparati vegetali più comuni ed efficaci per curare l’orto oppure gli alberi da frutto.

L’autore, Francesco Beldì, vanta una lunghissima esperienza come agronomo nel campo della cura naturali alle piante.
Nel libro troverete oltre 30 schede che insegnano come riconoscere e poi utilizzare numerose piante: achillea, aglio, assenzio, borsa del pastore, camomilla, cipolla, consolida maggiore, equiseto, erba cipollina, origano, ortica, peperoncino, pomodoro, sambuco, salvia e tante altre ancora.
Di ciascuna sono descritte le caratteristiche, i principi attivi, le parti da impiegare, il tempo balsamico, la preparazione, l’impiego e i principali parassiti contrastanti. Un capitolo è poi dedicato ai fitoterapici in combinazione e ad altri preparati come ad esempio pasta per tronchi e propoli.
Il libro, organizzato in schede, presenta le istruzioni dettagliate per la preparazione dei singoli preparati e il loro impiego, nonché l’indicazione dei parassiti contrastati.
Un volume agile che non può mancare nella libreria di ogni appassionato dell’orto naturale.
Un libro indispendabile per tutti i coltivatori… in erba e non solo!
 

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