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Progetto P’Orto: orto condiviso, cultura della terra e bioarchitettura

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Al Parco della Docciola, a Pontassieve in provincia di Firenze, un’ampia area e stata destinata a orto e frutteto condiviso, con una struttura in bioarchitettura per gli eventi e una food forest sintropica. Un esempio di comunità che condivide buone pratiche e forgia solide relazioni.
Progetto P’Orto: orto condiviso, cultura della terra e bioarchitettura
Il progetto si chiama P’Orto, «dove la P sta per Pontassieve ma anche per Permacultura e l’orto e uno dei fulcri delle nostre attività» spiega Lorenzo Ci, tra i fondatori e i curatori del progetto stesso.
E lì le buone pratiche e le occasioni di fare “cultura della terra” sono ormai una realtà quotidiana, da quando nel 2019 il gruppo promotore è partito formandosi da un corso PDC (Permaculture Design Certificate) e vincendo il bando per la gestione grazie all’opportunità “Centomila orti in Toscana”. Siamo a Pontassieve, in provincia di Firenze, all’interno del Parco della Docciola, che grazie all’associazione Pachamama APS si sta riqualificando e rinascendo a “nuova vita”.

«Abbiamo un giardino sociale – spiega Lorenzo – dove abbiamo realizzato orti in cassoni sopraelevati, con letame e cippato, in modo che siano facilmente accessibili anche ad anziani, disabili e bambini. Ora stiamo mettendo a punto il sistema di irrigazione. Poi abbiamo la nostra Food Forest sintropica, con filari di alberi in mezzo ai quali crescono piante che fanno da intermezzo e aiutano gli alberi a svilupparsi».

I promotori, operativi nella progettazione e nella programmazione, sono una decina, ma intorno a loro ci sono i tanti che vengono a raccogliere i frutti delle colture, «e che invitiamo sempre a unirsi al gruppo e a farsi conoscere, in quanto qui tutto è di tutti, è cibo per nutrire la città» aggiunge Lorenzo. «Poi a sostegno del nostro progetto abbiamo anche l’ampia comunità di Pontassieve in Transizione che negli anni ha coinvolto circa trecento persone tra centri di riuso, mercati ed eventi vari». 
Infine, al centro dell’area, come punto di riferimento e di incontro, «abbiamo realizzato una struttura in bioarchitettura, applicando il metodo “Canya Viva”, utilizzando quindi le canne di fiume intrecciate; si tratta di una cupola ombreggiate, che gli esperti di questa tecnica (@canyavivaitalia), ci hanno aiutato a realizzare. Con lo stesso metodo stiamo realizzando anche strutture per gli orti con l’aiuto di Margherita Bertoli (@arundo.art) e dei cittadini. L’intenzione è quella di continuare a promuovere eventi implementandoli e in proposito dal 22 al 24 settembre organizzeremo la prima edizione del Festival del Fiume, tre giorni dedicati all’agricoltura pulita, all’acqua come risorsa e bene comune da tutelare e alla cura della terra e del cibo sano».
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