Lo stato indiano del Bihar ha ottenuto persino un premio, il Krishi Award. Per cosa? Per una produzione record di risone (riso paddy) tra il 2011 e il 2012 con la tecnica del
, nulla a che fare con gli Ogm. Anzi, proprio senza Ogm la produzione è aumentata e affrancando i contadini dalla “schiavitù” delle multinazionali.
Lo stato indiano del Bihar ha ottenuto persino un premio, il Krishi Award. Per cosa? Per una produzione record di risone (riso paddy) tra il 2011 e il 2012 con la tecnica del
, nulla a che fare con gli Ogm. Anzi, proprio senza Ogm la produzione è aumentata e affrancando i contadini dalla “schiavitù” delle multinazionali. A consegnare il
è stato il presidente Pranab Mukherjee. I 7,2 milioni di tonnellate prodotti rappresentano un aumento di oltre il 50% rispetto alla precedente produzione di 4,6 milioni di tonnellate. Il premio, oltre al trofeo, prevede anche l’equivalente di 184mila dollari americani. Il metodo SRI, utilizzato su oltre 300mila ettari nella passata stagione (circa il 12% dei terreni coltivati a risone), ha contribuito per un terzo all’aumento di produzione dello Stato. Un premio speciale è stato consegnato a Sumant Kumar, un agricoltore del villaggio di Darveshpura nel distretto Nalanda, che ha prodotto 22,4 tonnellate per ettaro di risone usando il SRI; premiato anche Shanti Devi, un agricoltore del villaggio di Naran del distretto Rohta, che ha segnato un record per la varietà Swarna: 9,5 tonnellate per ettaro sempre con lo SRI.
Lo SRI è una metodologia per l’incremento della resa delle coltivazioni di riso messa a punto nel 1983, dopo vent’anni di osservazioni e di esperimenti, in Madagascar, ad opera del gesuita francese Henri De Laulaine. Le valutazioni sistematiche di tale tecnica ebbero luogo soltanto oltre dieci anni dopo.
E’ dunque quanto mai evidente come sia possibile soddisfare la domanda di cibo senza fare ricorso agli Ogm, con i quali, peraltro, come già ampiamente dimostrato, non si ottiene un aumento della resa complessiva.
Il SRI non comporta un maggior dispendio economico e non richiede l’acquisto di sementi provenienti dalle multinazionali degli OGM; gli agricoltori si affrancano quindi anche da questa nuova schiavitù.