Un podere per nutrire corpo e anima
homepage h2
«Nel 2014 ho atteso che mi scadesse un contratto di lavoro impiegatizio deprimente e ho passato diversi mesi ad intervistare agricoltori ed esperti per capire gli aspetti positivi e negativi del settore e verso quali colture orientarmi – spiega Stefania – studiavo libri e riviste e frequentavo uno dei corsi di Gigi Manenti. Non potendo permettermi grossi investimenti ho optato per i cereali, uno solo per cominciare, il grano duro Senatore Cappelli. Nonostante la semina tardiva e le intemperie dell’estate che lo hanno in parte allettato posso dire di essere soddisfatta sia della resa che della qualità. Ho scelto di non venderlo a grosse aziende di pasta bio e mi sono messa in moto per commercializzarlo di persona. I miei prodotti sono la semola integrale e la pasta anch’essa integrale. La filiera di produzione è interamente biologica. Quest’anno ho riseminato il Senatore Cappelli, ho aggiunto il farro Antigola e ho lasciato lo spazio per i ceci. Non avendo mezzi meccanici, mi rivolgo a contoterzisti».
Stefania aveva anche realizzato quasi 1000 metri di orto che è stato spazzato via dalla grandine a fine luglio 2015 e il frutteto non è sopravvissuto all’appetito dei caprioli e alla siccità. «Ho deciso di mantenere il prato stabile di 3000 metri che dalla primavera all’autunno si riempie di innumerevoli essenze ed è indicatore di una buona biodiversità. Direi però che sono ancora molto lontana dal mio break even point e a volte sono un po’ preoccupata anche perchè pensare a tutto da sola è un lavoro enorme. Sto ovviamente pagando anche la mancanza di esperienza, ma negli ultimi mesi ne ho fatta parecchia».
«Adesso oltre alla commercializzazione dei prodotti sto riprogrammando l’orto e il frutteto, questa volta miniaturizzati. La riduzione della spesa per il cibo stata drastica e partecipando a dei mercatini bio di piccoli produttori acquisto dai colleghi e la qualità degli alimenti è di livello superiore. L’idea di produrre cibo sano, naturale, senza l’utilizzo di prodotti chimici o anche solo quelli consentiti dal disciplinare bio, mi spinge a proseguire nell’avventura. Noto però che le innumerevoli, piccole realtà agricole anche nel mio territorio faticano ad unirsi, a creare un fronte comune per promuoversi e muoversi in un settore soffocato da burocrazia e costi e contrastato dalla grande distribuzione e dagli agricoltori convenzionali. Sono molte anche le realtà femminili, non necessariamente con un background agricolo, che si stanno dedicando alla coltivazione della terra che è anche espressione della conservazione e cura della natura e della biodiversità dei luoghi. Si tratta però di una strada in salita, dove ogni tanto si trovano dei punti di ristoro come, per me, la soddisfazione del primo grano mietuto e il fatto che tanti stanno riscoprendo i grani antichi. Qualche anno fa ho fondato BotanicaMente – associazione di cultura botanica ed ecologica – attraverso la quale organizzo corsi di giardinaggio e orto naturale. Un percorso che vorrei ampliare, tempo e risorse permettendo».