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Vandana Shiva: «Bisogna garantire il benessere della terra e la salubrità del cibo»

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«Oggi viviamo una situazione di assoluta emergenza planetaria. Occorre allora individuare e perseguire la via per garantire il benessere della terra, la salubrità del cibo, l’utilizzo sostenibile delle risorse e il rispetto della biodiversità. La salute dell’uomo verrà di conseguenza. Ciò di cui abbiamo tutti bisogno su questo pianeta è una transizione agroecologica»: così scrive Vandana Shiva in “Cibo e salute. Manuale di resistenza alimentare”.
Vandana Shiva: «Bisogna garantire il benessere della terra e la salubrità del cibo»
«Oggi viviamo una situazione di assoluta emergenza planetaria, i suoli sono contaminati da sostanze chimiche, la biodiversità ha subìto e sta subendo una devastazione senza precedenti, la produzione del cibo risponde a logiche economiche, industriali e di sfruttamento. Tutto ciò rappresenta evidentemente una grande minaccia per il futuro del nostro pianeta e degli esseri umani. Occorre allora individuare e perseguire la via per garantire il benessere della terra, la salubrità del cibo, l’utilizzo sostenibile delle risorse e il rispetto della biodiversità. La salute dell’uomo verrà di conseguenza. Ciò di cui abbiamo tutti bisogno su questo pianeta è una transizione agroecologica»: così scrive Vandana Shiva in “Cibo e salute. Manuale di resistenza alimentare”.
E prosegue:

«(…) L’agricoltura chimica si fonda sulle monocolture di poche materie prime commercializzate a livello globale. In passato mangiavamo oltre diecimila specie di vegetali. Adesso dipendiamo da meno di dieci colture. A causa dell’agricoltura industriale, oltre il 90% della biodiversità in agricoltura è scomparso e, con esso, la varietà di cui abbiamo bisogno per una dieta sana e bilanciata. Si crede che le diverse funzioni ecologiche svolte dalla biodiversità, come la rigenerazione della fertilità del suolo e il controllo dei parassiti e delle infestanti, possano essere svolte da sostanze chimiche di sintesi (spesso tossiche), ma non è così. (…)  L’agrochimica contribuisce anche al cambiamento climatico. Nel mio libro Soil not oil ho scritto che quasi il 50% dei gas serra è prodotto dall’agricoltura industriale e globalizzata. La comprensione profonda dell’alimentazione insita nell’ayurveda, che ha forgiato la diversità e le basi sane delle culture agricole tradizionali, è oggi minacciata dall’invasione del cibo spazzatura, del cibo industriale, coltivato con sostanze chimiche, un cibo fasullo. (…) Per realizzare la transizione da paese malato a nazione sana, non solo in India ma anche nel resto del mondo, dobbiamo operare un cambio di paradigma: dal riduzionismo proprio dell’agricoltura, del cibo e della medicina industriali a sistemi agricoli, alimentari e sanitari ecologici e ricchi di biodiversità. Quando tutto il sistema dell’agroindustria assume una posizione di dominio, cominciano a diffondersi su larga scala malattie croniche legate all’alimentazione. I nativi americani Hopi chiamano questo fenomeno powaqqatsi, “un essere, uno stile di vita, che consuma le forze dei viventi a proprio vantaggio esclusivo”. Oggi il powaqqatsi si sta manifestando come mai prima: ci troviamo di fronte a una forza distruttiva che sta predando le nostre forze vitali. (…) Quando il cibo è prodotto usando sostanze nocive ed è conservato con altre sostanze tossiche e additivi, diventa fonte di malattia. Le monocolture industriali che utilizzano apporti chimici intensivi producono materie prime tossiche e vuote dal punto di vista nutrizionale. Lo stesso sistema industriale che sta distruggendo la salute del pianeta sta distruggendo anche la nostra salute. Invece, i sistemi alimentari e agricoli ecologici che hanno in sé il potenziale di rinvigorire il pianeta, possono anche rinvigorire la salute umana. Quando il cibo è fresco, vario e senza sostanze tossiche, ci dona la salute».

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