L’Associazione per la ricerca di terapie oncologiche integrate interviene dopo la pubblicazione dello studio dello IARC sulle carni rosse: “Già nel 2012 era stata considerata la possibilità”. E presto toccherà allo zucchero.
«Già nel 2012, al IV Congresso Internazionale di Oncologia integrata, l’Artoi aveva redatto delle linee guida in cui era stata considerata la possibilità che la carne rossa, in particolare gli insaccati, e in generale quelle che possono essere le proteine animali, hanno sicuramente una relazione diretta sulla possibilità di sviluppo della neoplasia». Queste le parole del presidente dell’Artoi Massimo Bonucci dopo la
pubblicazione dello studio dello Iarc, l’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro, parte dell’Oms, sulla correlazione tra il consumo di carni rosse e neoplasie. «In particolare per i pazienti oncologici le proteine della carne fanno da fattore di crescita» prosegue il presidente Artoi. Lo studio, pubblicato su Lancet Oncology, include la carne di maiale tra la carne rossa, insieme a quella di manzo, vitello, agnello, pecora, cavallo e capre. «Quanto emerso però non è abbastanza» continua Bonucci. «Secondo noi dell’Artoi a breve verranno sicuramente fuori tutte le relazioni tra quello che può dare un aumento della neoplasia nei casi di utilizzo dei carboidrati e di zuccheri raffinati, che sono il primo passo verso le infiammazioni. Le infiammazioni, come oramai sappiamo, sono il punto di partenza delle neoplasie». È chiaro che l’assunzione di proteine non può essere annullata. Allora, quali sono le proteine «buone» per la nostra salute? «Le proteine vegetali, ma non tutte. Ad esempio la soia per le nostre linee guida non è una proteina nobile. Le proteine del pesce, specialmente quello azzurro e di piccola taglia, invece, fanno bene alla salute. Al posto degli zuccheri raffinati possiamo utilizzare quelli naturali quali lo zucchero di canna grezzo integrale, lo sciroppo d’acero e d’agave. L’importante è che non siano industrializzati e che non ci siano tutti i coloranti chimici.» In conclusione, dice Bonucci, «Noi aspettiamo i nuovi scenari che sicuramente l’Organizzazione Mondiale della Sanità, aprendo gli occhi anche su quest’ultimo punto, individuerà».