Il Parlamento Europeo rinvia la legge sull’etichettatura obbligatoria sulla carne bovina. Chi mangia carne non può sapere la provenienza o il tipo di alimentazione, generalmente a prevalenza ogm
L’Unione Europea fa marcia indietro. Le norme che dovevano introdurre un sistema più rigido per l’etichettatura delle carne bovine sono state cancellate. Ieri il Parlamento Europeo ha dato il via libera alla proposta della Commissione europea che rinvia di almeno 5 anni l’obbligatorietà del chip per i bovini e modifica, per ridurre i costi amministrativi, lo schema attuale di etichettatura volontaria delle carni bovine che in Italia è già attivo e conosciuto dai consumatori. Ancora una volta gli allevamenti industriali e le multinazionali dei mangimi ogm hanno avuto la meglio.
Duro il commento della Coldiretti: “viene di fatto impedito di indicare la dicitura no ogm a causa degli elevati costi che saranno ora a carico del singolo allevatore che ha scelto di alimentare il proprio bestiame con mangimi non contaminati da biotech”. Per la confederazione dei coltivatori bisogna evitare che la modifica delle disposizioni sulle indicazioni facoltative in etichetta impedisca di valorizzare il lavoro di quanti si sono impegnati per la trasparenza e la qualità della carne. “L’Italia è all’avanguardia nell’etichettatura facoltativa della carne in cui molti operatori hanno investito con successo, al fine di fornire informazioni utili quali la razza e il sesso dell’animale, l’alimentazione usata e l’età del bovino verso le quali i consumatori mostrano interesse ai fini di un acquisto consapevole e trasparente”.
Anche l’altra grande Confederazione la Cia sostiene che “la cancellazione dell’etichettatura facoltativa delle carni bovine è una sconfitta per i consumatori europei che vogliono sapere cosa mettono nel piatto e per gli allevatori, prima di tutto italiani, che lavorano sulla qualità e l’eccellenza”. La Cia ricorda chel’etichettatura volontaria è stata creata negli anni 2000 in corrispondenza con lo scoppio dell’epidemia di “mucca pazza”, e “negli anni è diventato essenziale per garantire al 100% le scelte dei consumatori, informandoli correttamente non solo sull’origine della carne, ma fornendo loro altre informazioni utili per un acquisto consapevole e trasparente: la razza e l’età del bovino, il mangime utilizzato, tutte le fasi della filiera dall’allevamento al macello al punto vendita”.
“Non è bastato il pressing degli europarlamentari italiani, primo fra tutti il presidente della Commissione agricoltura del Parlamento europeo Paolo De Castro – conclude la Cia – Ora il governo si impegni perché venga ripristinata una normativa che è indispensabile per tutelare non solo i cittadini, ma anche i nostri allevamenti “doc”.
Fonte: Help Consumatori