Ogni giorno ciascuno di noi può contribuire a risparmiare la vita agli animali, a diminuire l’impatto degli allevamenti intensivi sull’ambiente e la nostra salute, ad adottare buone pratiche alimentari che ci garantiscono maggior benessere. Si può anche iniziare provando almeno un giorno la settimana a evitare le proteine di origine animale. Sapete quanti animali vengono macellati ogni anno in Italia? Seicento milioni.
«Ormai nel nostro paese quasi 1 persona su 10 ha scelto di non mangiare animali – spiegano da Essere Animali – mentre almeno 3 su 10 stanno riducendo il consumo di prodotti animali. Questa scelta ha un impatto positivo sugli animali, sull’ambiente, sulla salute».
Il primo passo può essere, per esempio, quello di partire dal LunedìVeg: un giorno della settimana in cui mangiare esclusivamente alimenti vegetali e rendere questa scelta parte della nostra routine. Basta pensare alle cose nella giusta prospettiva: non si tratta di togliere cibi e sapori, ma di trovarne e aggiungerne di nuovi. L’alimentazione vegetale è infatti ricca di possibilità.
Talvolta sentiamo asserire: “Vorrei diventare vegano ma le proteine delle carne e dei suoi derivati sono nobili, come posso sostituirle con quelle vegetali? Se poi divento anemico?”.
“l’alimentazione vegan ha un apporto più alto di fibre, magnesio, acido folico, vitamine C e E, ferro e fitocomposti, mentre sono minori le percentuali di calorie, grassi saturi, colosterolo, acidi grassi omega-3 a catena lunga, vitamina D e B12, calcio e zinco”. Ricordiamocelo!
Ed è sempre bene variare ed essere equilibrati nelle scelte!
Ma torniamo all’impatto ambientale delle diete. Nel 2014 la rivista “Foods” ha pubblicato un un articolo di autori italiani che calcolava e confrontava l’impatto ambientale di tre diverse tipologie di dieta: vegan (100% vegetale), latto-ovo-vegetariana (con latticini e uova ma senza carne e pesce), onnivora. Il risultato è stato a favore della dieta vegan.
Il titolo dell’articolo era “Impatto ambientale totale di tre schemi dietetici in relazione al contenuto di cibi animali e vegetali” (Reference: Baroni, L.; Berati, M.; Candilera, M.; Tettamanti, M.
Total Environmental Impact of Three Main Dietary Patterns in Relation to the Content of Animal and Plant Food. Foods 2014, 3, 443-460.) e utilizzava come metodo di analisi l’LCA (Life Cycle Assessment), una procedura standardizzata per la valutazione dell’energia utilizzata e degli impatti sull’ambiente causati dalle attività sotto studio. Le attività erano quelle di produzione dei cibi che componevano le diete esaminate (formate dagli ingredienti che una persona consuma nell’arco di una settimana). Le 3 diete elaborate erano tutte basate sulle linee guida del dipartimento per l’agricoltura statunitense (USDA) del 2010.
Il metodo LCA ha consentito di ricavare, per ciascuno scenario studiato (vale a dire per ciascuna dieta), un cosiddetto “single score”, un “punteggio totale”, tanto più alto quanto maggiore è l’impatto sull’ambiente di quello scenario.
La figura 1 rappresenta il single score (utilizzando l’indice Ecoindicator99), ordinato in modo crescente, dei vari tipi di dieta per diversi contenuti calorici (e quindi diverse quantità di ingredienti). Le diete 100% vegetali (indicate come VEG) hanno un impatto sempre minore delle altre, qualsiasi sia il contenuto calorico. Vengono poi le diete latto-ovo-vegetariane (indicate sul grafico come LOV) e da ultime, con impatto maggiore, quelle onnivore (OMN sul grafico).