Ecco perché mangiamo male
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Lo studio presentato dall’Osservatorio nazionale sulla salute dell’infanzia e dell’adolescenza (Paidòss) in occasione della ‘7th International Conference on children’s health and the environment’ in corso a Gerusalemme.
torna a parlare di cibo e consumo di suolo. Se per produrre un chilo di carne bovina servono 118 mq di terreno, per una dieta vegetariana servono appena 2 mq.
La ricerca ha misurato l’impronta ‘ecologica’ dei prodotti di più largo consumo dal campo di produzione, alla tavola e allo smaltimento. Ne è emerso che, in relazione a questo rapporto, sono pienamente sostenibili solo gli italiani che perseguono un regime vegetariano e costruiscono sul globo l’equivalente di appena 27 campi da tennis all’anno (pari a uno sfruttamento di 7.280 metri quadrati globali per litro o chilo di alimento).
Si difendono ancora, e tutelano l’ambiente, i consumatori di una dieta mediterranea incrementata con pane, pasta, un alto contenuto di fibre e un ridotto apporto di alimenti animali quantificabile in circa 32 aree di terra rossa edificate. Bollino nero, invece, ai carnivori che richiedono alla terra per la loro alimentazione ingenti costi ambientali, fino a un massimo di 37 campi di terra battuta (9.780 metri quadrati).
La piramide alimentare – spiega il presidente di Paidòss, Giuseppe Mele – insegna che mano a mano che si sale verso il vertice deve progressivamente diminuire il consumo delle varie categorie di alimenti indicati in modo da garantire la necessaria varietà nutrizionale all’organismo. Solo di recente – aggiunge – è stato studiato, strutturando una piramide ambientale, quanto costano al territorio i cibi presenti sulla nostra tavola. È stato così possibile rilevare che alla base di questa seconda piramide vi sono gli alimenti con un impatto maggiore per l’ambiente, prima fra tutte la carne, mentre mano a mano che si sale verso il vertice si collocano gli alimenti più ecosostenibili come la verdura.