Gli ogm nel piatto degli Italiani: dal mais alla soia
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In generale non è stata rilevata alcuna non conformità relativa alle disposizioni di etichettatura per gli Ogm autorizzati sul territorio e le 44 positività rilevate, che indicano la presenza di tracce di Ogm, erano al di sotto del limite della soglia di tolleranza dello 0,9% deciso a livello comunitario. Ma la presenza diffusa di queste sostanze non può che generare preoccupazioni, sulle sorti dell’agricoltura, dell’ambiente e delle economie rurali, prima ancora che per gli effetti sulla salute.
Decisamente più critica la verifica effettuata sui prodotti di importazione. Nel corso del 2011 i campionamenti risultano essere stati 41, un numero inferiore, sia rispetto a quello stabilito per gli Uffici periferici nello stesso Piano nazionale, sia rispetto all’anno precedente. Le positività riscontrate sono state 10, di cui 5 con valori al di sopra dello 0.9%. Le altre 5 positività oltre il limite soglia riguardavano tre campioni, di cui uno già etichettato come contenente Ogm. Mentre per gli altri due campioni, biscotti e farina mista, risultati non conformi per quanto riguarda l’etichettatura dei prodotti interessati, le Autorità di controllo (USMAF di Venezia) hanno prescritto agli operatori di etichettare il prodotto, ai fini della commercializzazione, secondo quanto previsto dalla specifica norma.
Ma quali sono i prodotti in cui è stata riscontrata la presenza, pur minima di ogm?
Principalmente si tratta di preparati a base di soia, come latti e bevande, budini, proteine e granulati. L’altro derrata generalmente più critica da questo punto di vista, considerate le coltivazioni su larga scala con sementi ogm, è il mais. I dati in effetti rilevano contaminazioni diffuse in granella e farina di mais. Le percentuali più elevate sono state rilevate nella farina di mais e in alcuni biscotti con farine miste. Gli alimenti biologici restano comunque i più affidabili e controllati, con una legislazione che ammette una soglia massima dello 0,1% per contaminazione accidentale. Quanto siamo ancora disposti a tollerare queste soglie?