Il cibo “low cost” è una trappola
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irlandese Simon Coveney, al numero uno della Commissione agricoltura del Parlamento europeo Paolo De Castro. L’obiettivo: far capire “la necessità di valorizzare l’agricoltura Ue garantendo sicurezza ambientale e alimentare dei cittadini”. Nel resto dell’Europa la situazione non è migliore – mette ancora in guardia la Coldiretti – visto che “lo scorso anno l’80% degli avvertimenti per rischi alimentari è stato provocato da cibo troppo economico proveniente da Paesi extra-Ue. Sul podio, nell’ordine, Cina, India e Turchia”. L’Agenzia europea per la sicurezza alimentare “ha evidenziato una carrellata di dati negativi: dal pepe indiano (irregolare il 59%) al pomodoro cinese (irregolare per il 41%), alle arance egiziane (irregolare il 26%). A differenza delle spremute poi la maggioranza del succo di arancia consumato in Europa proviene dal Brasile sotto forma di concentrato a cui viene aggiunta acqua”. Per Coldiretti il cibo low cost contamina anche la ‘dieta Mediterranea’ “Se la produzione alimentare Made in Italy è la più sicura sulla presenza di residui chimici, lo sono stati meno – tra gli alti – i fagiolini del Marocco (irregolari nel 15% dei casi) le fragole etiopi (16%), i piselli del Kenya (38%) fino ai peperoni dell’Uganda (48%)”. Senza contare che “sono raddoppiate in 10 anni le importazioni da partner Ue in Italia le imitazioni di Parmigiano Reggiano e Grana Padano”. Marini ha detto con forza ai vertici europei che “la riforma della Pac che si prepara deve premiare chi lavora e vive di agricoltura, chi produce cibo e chi lo fa in modo sostenibile”. Quanto all’Italia – ha concluso – occorre un piano strategico nazionale per aumentare del 10%, entro 5 anni, la copertura del fabbisogno alimentare nazionale, anche con politiche di salvaguardia del suolo agricolo e delle risorse naturali”.
Fonte: Ansa