In Danimarca presto una tassa sulla carne
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Già nel 2006 un rapporto della Fao ha evidenziato come i gas serra prodotti dall’allevamento siano superiori a quelli del settore dei trasporti: il 18% del totale. E da allora gli studi in materia si sono moltiplicati . Un recente articolo apparso su Business Insider ha calcolato la produzione di Co2 per i vari tipi di carne mettendoli a confronto con la produzione di proteine vegetali. Un chilo di agnello porta con sé una parallela produzione di 39,2 kg di Co2 (l’equivalente di un viaggio in auto di almeno 140 km). Le lenticchie? Siamo sotto al chilo. La situazione non migliora se ci concentriamo sull’acqua. Il cibo ricavato dagli animali ne consuma almeno da 5 a 10 volte di più di quella che serve ad un’alimentazione vegetale: se per 1 kg di carne bovina sono necessari non meno di 15 mila litri di acqua (più o meno l’equivalente di 110 vasche da bagno), circa 6 mila invece per un chilo di maiale, mentre per 1 kg di riso ne sono sufficienti poco più di 2.500. Per i vegetali in generale il rapporto acqua-calorie è di 1,34 al litro: la metà della carne di pollo, quasi dieci volte di meno se si prende in considerazione il manzo. Passando al “consumo di suolo”, secondo un calcolo fatto considerando non solo lo spazio occupato dagli allevamenti ma anche dalla coltivazione di vegetali necessari al sostentamento degli animali (secondo le statistiche della Fao, il 50% della produzione mondiale di cereali ed il 90% di quella di soia sono destinate al bestiame come mangimi) l’industria alimentare sfrutta ad oggi circa il 40% dello spazio disponibile sulla Terra. Un esempio su tutti: la foresta Amazzonica, in cui l’88% del territorio disboscato è stato adibito a pascolo. Senza contare l’altra pesante conseguenza degli allevamenti: le deiezioni del bestiame. Una sola vacca da latte ne produce quanto 20–40 persone.