La fregatura del gelato
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Purtroppo manca una normativa che regoli in modo uniforme la produzione del gelato artigianale. Nel 2010 era stata presentata una proposta di legge che vietava l’utilizzo dei suddetti semilavorati, escludendo anche grassi vegetali, coloranti e aromi artificiali. Ma la legge non è mai arrivata al voto delle camere, ed evidentemente le lobby del gelato facile hanno avuto la meglio. Addensanti ed emulsionanti sono oggi diventati la regola.
Attualmente la legge impone l’obbligo di esporre in bella vista la lista degli ingredienti, ma la normativa è spesso disattesa, soprattutto al Sud, dove la metà delle gelaterie visitate da Altroconsumo a Bari e Palermo e 4 su 6 a Napoli non esponevano il cartello unico degli ingredienti. Richiedere la lista degli ingredienti quando non la vediamo esposta, potrebbe essere un buon inizio verso il consumo più attento e consapevole. Riguardo alle condizioni igieniche, il Sud però si prende la sua rivincita sul Nord: Palermo è la città con il numero più alto di gelaterie “pulite”.
La maggior parte delle gelaterie oggi offrono un prodotto standardizzato, utilizzando polverine e gelatine al posto degli ingredienti naturali. Anche se ovviamente il gelato artigianale è sempre meglio di quello confezionato industriale, che utilizza latte in polvere, conservanti e aromi chimici in gran quantità. Fidarsi del gusto può essere il modo migliore di testare la gelateria di turno, ma non è detto che il risultato sia garantito. Ci siamo ormai talmente abituati al gelato industriale che non sappiamo più il vecchio gelato naturale quale sapore abbia.