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Le proteine animali fanno male come il fumo

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Due nuovi studi scientifici puntano il dito contro il consumo eccessivo di proteine, soprattutto quelle di derivazione animale. Aspettativa di vita inferiore a causa di cancro e diabete
Va bene i bambini devono crescere. Ma le proteine se si vuole campare a lungo, vanno sempre ridotte, alla faccia delle diete iperproteiche tanto in voga negli ultimi anni. Secondo due studi pubblicati sull’ultimo numero della rivista Cell Metabolism se si vuole aumentare l’aspettativa di vita bisogna ridurre il consumo di proteine, privilegiando invece i carboidrati.
Uno di questi studi, realizzato all’University of Southern California, dimostra che se più di un quinto delle calorie proviene dalle proteine, nell’alimentazione di persone fra i 50 e i 65 anni, si raddoppia la probabilità di morire entro i successivi 18 anni. In particolare la possibilità di morire a causa di cancro o a causa del diabete è addirittura quadruplicata. “Abbiamo fornito prove convincenti che un’alimentazione ricca di proteine, soprattutto se le proteine derivano da animali, fa male alla salute quasi quanto fumare”, commenta il capofila Valter Longo.
I ricercatori dell’Università di Sydney sono giunti a una conclusione simile analizzando l’effetto sulla salute dei topi di 25 tipi diversi di alimentazione sulla salute dei topi. Ne è emerso che mentre mangiare poche proteine e tanti carboidrati migliora la salute cardiometabolica aumentando, allo stesso tempo, l’aspettativa di vita, una dieta ad alto contenuto proteico e basso contenuto di carboidrati accorcia l’aspettativa di vita e peggiora la salute cardiometabolica. La scelta peggiore è però un’altra: combinare un ridotto apporto proteico ad un elevato consumo di grassi. “Abbiamo dimostrato chiaramente perché le calorie non sono tutte uguali – spiega Steve Simpson, coordinatore dello studio – dobbiamo fare attenzione a da dove arrivano le calorie e come interagiscono”.

Il team di Longo ha però fatto anche un’altra importante scoperta. Infatti dopo i 65 anni l’effetto di un’alimentazione ricca di proteine sulla mortalità si capovolge e il rischio di morire per qualsiasi causa o per un cancro si riduce, rispettivamente, del 28 e del 60%. Alla base di questa associazione ci sarebbe l’azione dell’ormone della crescita e del fattore di crescita IGF-1. “L’attività di questi fattori – spiega Longo – diminuisce naturalmente durante l’invecchiamento, fatto che potrebbe spiegare perché gli anziani non solo non traggono beneficio da un’alimentazione povera di proteine, ma sembrano peggiorare”. Durante l’invecchiamento la capacità di assorbire o processare le proteine diminuisce e alcuni dei loro aminoacidi sembrano promuovere il danneggiamento del Dna e dei meccanismi di protezione cellulare.

Fonte: Il Sole 24 Ore

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