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Non mangiare il pesce spada!

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Divieto di pesca per due mesi per una specie vicina al collasso. Meglio così anche per la salute: troppi inquinanti nelle sue carni
Una circolare del Ministero delle Politiche Agricole ha disposto il fermo biologico per lo spada nel Mediterraneo per due mesi, dal 1 ottobre al 30 novembre. Un provvedimento disposto sulla base di una raccomandazione dell’Iccat (Commissione internazionale per la conservazione del tonno atlantico), recepita e resa obbligatoria dalla Ue già da 3 anni.
Il problema è che se il fermo biologico impone ai nostri pescatori di fermarsi per due mesi, non accade lo stesso per i pescherecci extracomunitari che operano in Mediterraneo. E il pesce spada continua ad essere pescato. Il WWF aveva già denunciato i rischi per una specie ormai vicina al collasso commerciale, e nella Guida WWF “Sai che pesci pigliare” (2008) la specie è inserita nella Lista Rossa, che elenca quelle specie che non bisognerebbe consumare proprio per la loro situazione fortemente critica. Assieme al pesca spada vi sono ad esempio il nasello, il tonno rosso, la cernia.
Il pesce spada, in quanto predatore al vertice della catena alimentare, è anche un bioaccumulatore: nel tessuto di  questo pesce si accumulano cioè le sostanze chimiche disperse nell’ambiente e che finiscono nella catena alimentare: la conferma in un dossier realizzato nel 2006 dal WWF con l’Università di Siena. Lo studio riporta i primi dati disponibili in Italia sulla contaminazione del pesce spada dell’area mediterranea da parte di alcuni dei polibromodifenileteri (PBDE) più utilizzati.
Fonte: WWF

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