Perché aumentano le allergie alimentari?
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17 milioni gli europei, di cui 3,5 milioni di bambini, che soffrono di allergie alimentari: quasi il doppio rispetto a dieci anni fa quando il problema riguardava 9 milioni di persone. In Italia i pazienti sono circa 2 milioni, 570.000 con meno di 18 anni. Le ammissioni in ospedale per serie reazioni allergiche ai cibi sono aumentate di sette volte nell’ultimo decennio.
Secondo la ricerca in Italia ci sono oltre 2 milioni e 100 mila allergici conclamati, circa il 3,5% della popolazione.
Il Presidente della EAACI, Professor Cezmi Akdis ha detto: “Le allergie alimentari stanno crescendo in modo netto. Con l’evoluzione degli stili di vita nel mondo si prevede un numero crescente di allergie nei Paesi avanzati così come in quelli in via di sviluppo e sono i bambini a soffrirne più di altri. Io sono molto fiducioso che la EAACI con queste Linee guida potrà contribuire alla prevenzione delle allergie alimentari”.
“Le ricerche solo in parte confermano le ‘credenze’ che circolano sull’argomento – spiega Maria Antonella Muraro, responsabile del Centro di Riferimento Regionale per lo Studio e la Cura delle Allergie e delle Intolleranze alimentari del Dipartimento di Pediatria dell’Università di Padova -. È vero ad esempio che l’allattamento esclusivo al seno fino al quarto o al sesto mese ha un effetto di prevenzione, ma non sembra utile per la donna in attesa o che allatta evitare determinati alimenti. Quando il latte materno non è disponibile o sufficiente, nei bambini a maggior rischio (ad esempio con genitori o fratelli che hanno sviluppato allergie o asma) si raccomanda di utilizzare nei primi 4 mesi del latte artificiale dai provati effetti ipoallergenici, basati su latte vaccino idrolizzato. Passato il quarto mese l’esposizione ad alimenti potenzialmente allergenici (ad esempio latte o uova) non aumenta il rischio di sviluppare allergie o intolleranze. Non è invece necessaria nessuna restrizione durante la gestazione e l’allattamento, le madri in attesa possono seguire una dieta normale”.