Prati, erbe, cucina e cultura: il nuovo libro di Dafne Chanaz
homepage h2
«Io amo madre natura, che sento sempre vicina in ogni circostanza. La cucina poi è un rituale nel quale noi ci inselvatichiamo, ci sporchiamo, usiamo i sensi, mentre i cibi, che in origine sono tutti selvatici, vengono addomesticati e civilizzati. Quindi è un pò il punto di incontro tra natura e cultura. Inoltre sono cresciuta in campagna. Quindi le 80 piante che cito nel libro, le ho ‘masticate’ sin da piccola, viste, riviste, osservate, sminuzzate. Si può dire che ho passato buona parte dell’infanzia sdraiata su un telo nel prato ad osservare la vita tra i fili d’erba (esattamente il concetto di Microcosmos, il film della Disney). Nonostante ciò non avevo la benché minima idea di quanto quelle piante fossero ricche di dignità, preziose, interessanti e… buone! Proprio non immaginavo che ci fosse un’alternativa rispetto all’orto, al mercato o al supermercato. Poi un bel giorno ho seguito un corso di erboristeria, che è culminato in una passeggiata di riconoscimento. E’ stato subito incanto, senso di gratitudine, meraviglia… amore insomma».
per realizzare una sintesi dettagliata delle proprietà curative di ogni pianta. Ne emerge un quadro stupefacente: intanto possiamo sostituire tutte le costose medicine esotiche con delle cose che abbiamo nel prato. La malva è un antinfiammatorio sistemico e un valido sostituto della curcuma, il fico d’india e la portulaca per via interna somigliano tantissimo all’aloe, la piantaggine sa di fungo potenzia il sistema immunitario ed è un “cerotto di campo” incredibile: blocca sul nascere le contusioni disinfetta e sfiamma le ferite, lenisce le tossi ed è un buon antistaminico… Potrei andare avanti per 250 pagine, quindi all afine del libro ho inserito un bell’indice dove si trovano i vari disturbi organo per organo e le piante utili. Idem per gli usi gastronomici: ho esplorato le tradizioni di mezzo mondo, per tornare al centocchio ad esempio ecco cosa ho scoperto: Si cucina comunemente in diverse parti del mondo, dai paesi del Baltico alla Turchia, passando per il Giappone, dove rientra tra le 7 erbe che si usano per preparare un porridge di riso che invoca la rigenerazione della terra e la longevità degli astanti, il Nanakusa no sekku. In questa festività, celebrata al mattino del 7 gennaio per depurarsi dalla stagione natalizia ed affrontare il nuovo anno con rinnovato vigore, si poggia su un tagliere un mestolo di riso e un mortaio, e vicino centocchio, daikon, borsa del pastore, rape bianche e altre tre piante specificatamente asiatiche. Nelle grandi città il mix di erbe viene venduto già pronto in sacchetti. Mentre si triturano le erbe, si intona un canto propiziatorio poi si mette il tutto a sobbollire lentamente con il riso. In Cina le foglie del centocchio vengono usate per curare le pelli acneiche e per alleviare i sintomi della febbre. Si dice sia in grado di schiarire le lentiggini».