«Ha sollevato molto scalpore il
documento dell’OMS che definisce cancerogene le carni trattate con conservanti, quali hot dog, wurstel, bacon, ecc., e potenzialmente cancerogene le carni rosse in genere – spiega il dottor
Enrico Moriconi – Un primo elemento di commento sottolinea come in tema di alimentazione le notizie che circolano si dimenticano presto, se è da anni che lo stesso organismo mette in guardia sulla pericolosità delle carni riguardo alla possibile insorgenza di tumori: nelle linee di guida per una sana alimentazione, un punto su dieci era il richiamo a consumare poca carne, evidentemente un avviso di una potenziale pericolosità. Il fatto che oggi ci si stupisca in modo così clamoroso significa che il precedente messaggio era stato dimenticato da molti se non da tutti. Secondariamente lascia esterrefatti che gli organi dell’informazione diano spazio, allo stesso modo, alle voci di un organismo internazionale che ha lo scopo di tutelare la salute pubblica e a quelle dei produttori che sapranno come allevare – si spera – un animale ma non sono certo accreditati come esperti di salute e alimentazione. Un altro elemento di riflessione riguarda il problema delle carni conservate come certamente cancerogene, anche questa è una conoscenza già diffusa pubblicamente ma dimenticata: i nitriti utilizzati come conservanti nello stomaco delle persone si associano alle ammine diventando nitrosammine che sono riconosciute ufficialmente come cancerogene; quindi anche in questo caso il nuovo documento non aggiunge nulla di particolare solo si può definire come la certificazoione ufficiale di quanto noto da tempo».
«Infine gli acquirenti dovrebbero interrogarsi sulla qualità delle notizie e sulle modalità che usano gli esperti quando sono interpellati: sui media generalisti mainstream, come contraltare all’OMS sono state fornite dichiarazioni di medici che si sono affrettati a smorzare i toni invitando a non demonizzare la carne. È vero che il comparto zootecnico muove risorse per decine di miliardi solo in Italia e che sa far valere le sue ragioni, però solleva perplessità il fatto che si contestino le affermazioni di un organismo internazionale che ha esaminato una notevole mole di documenti e di riscontri prima di lanciare un allarme, di cui conosceva benissimo la potenziale ricaduta negativa su un settore importante in tutto il pianeta, sulla base di posizioni personali non suffragate da elementi oggettivi».
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