Se Mcdonald’s vuole fare slow food…
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“La realtà quotidiana è diversa” scrive La Pira. “La carne degli hamburger è italiana, ma si tratta di quarti anteriori di vacche a fine carriera di età compresa tra 4 e 6 anni. Gli animali sono macellati dall’ Inalca di Cremonini a Piacenza, e si tratta di lotti non presenti in macelleria e nei supermercati. La carne di vacca non si vende perché risulta troppo dura e legnosa, e si può solo usare macinata negli hamburger industriali e nei ripieni. Il prezzo nei mercati all’ingrosso è ridicolo, per questo McDonald’s può proporre listini molto convenienti”.
“Il menu diventa italiano quando si mangiano gli hamburger di pollo firmati da Amadori”. Sul resto della fornitura c’è poco da aspettarsi. “Il pollo fritto impanato dei Chicken McNuggets, che arriva direttamente dalla società francese Cargill e da altre due società straniere. Anche le famose patatine fritte sono dell’ austriaca Frisch & Frost. Poi c’è il merluzzo dei Filet-O-Fisch, importato dalla danese Espersen, i gamberetti dalla Thailandia”.
Ciò che c’è di diverso in Mcdonald’s è la comunicazione. Ricostruirsi un’identità italiana indubbiamente giova a tutte le industrie alimentari, soprattutto a chi è sempre stato il bersaglio principale di ambientalisti e cultori del cibo locale. Bisogna avere il coraggio di guardare oltre le apparenze. Dopo il green washing è subentrato il local washing, ci si traveste a paladini della filiera corta nazionale per pure operazioni di facciata.