Al Sana di Bologna si snocciolano i dati sulla crescita del biologico. Aumentano soprattutto le vendite, ma anche le superfici e il numero degli operatori. Il bio cresce forse troppo?
Il mercato del bio cresce con numeri da capogiro. Gli acquisti di prodotti biologici in Italia nel 2016 sono aumentati addirittura del 21% , per un valore al consumo stimato in circa 2,5 miliardi di euro su base annuale. La crescita dei consumi bio dura ininterrotta da oltre un decennio con ben 13 milioni di italiani che portano in tavola cibo bio almeno una volta a settimana. I numeri sono di grande importanza, ma alla crescita del mercato non corrisponde un’adeguata espansione delle colture bio.
Secondo la ricerca “Tutti i numeri del Bio” dell’Osservatorio Sana-Ice 2016, promosso e finanziato da Ice in collaborazione con BolognaFiere e realizzato da Nomisma con il patrocinio di FederBio e AssoBio, «La filiera biologica italiana continua a godere di ottima salute. Tutti gli indicatori più importanti sono in crescita: dalle superfici (+7,5% rispetto al 2014), agli operatori (+8,2% rispetto al 2014), alle vendite (+15% rispetto al 2014). Ma non è solo il mercato interno ad ottenere ottimi risultati: l’export cresce addirittura del +408% rispetto al 2008 e del +16% rispetto a un anno fa».
Secondo l’Osservatorio, «La quota di famiglie italiane che negli ultimi 12 mesi ha acquistato almeno una volta un prodotto alimentare biologico sale dal 69% del 2015 al 74% del 2016. Questo significa che in Italia più di 7 famiglie su 10 (circa 18 milioni di nuclei familiari) hanno acquistato una volta nell’ultimo anno almeno un prodotto biologico. Assieme al numero di famiglie acquirenti, cresce la spesa destinata al bio che rappresenta il 3,1% del totale della spesa alimentare (contro l’1,9 % di tre anni fa).
Chi prova bio si affeziona facilmente: il 90% dei consumatori ha iniziato ad acquistare questi prodotti almeno 2/3 anni fa; il 25% ne consuma con grande regolarità (ogni giorno o quasi) o almeno una volta alla settimana (43%)».
La ricerca traccia anche l’identikit del consumatore bio: «Diversi sono i fattori che incidono sulla propensione all’acquisto di prodotti a marchio biologico: in primis un elevato titolo di studio da parte di chi fa la spesa (81%), poi il reddito (il tasso di penetrazione è più alto nelle famiglie con reddito mensile familiare medio-alto 78% vs il 64% nelle famiglie con redditi medio-bassi), a seguire la presenza di figli minori di 12 anni (77%). Anche le abitudini alimentari influenzano la propensione al bio: nelle famiglie in cui ci sono vegetariani o vegani il tasso di penetrazione sale all’87% e anche nei casi in cui uno o più componenti della famiglia presentano disturbi o malattie che impongono grande attenzione alla dieta la percentuale supera la media nazionale (85%)».
Il bio cresce, ma con qualche nuvola…La marcia trionfale dei prodotti bio certificati nella grande distribuzione, con un +20% annuo, sono ormai un dato acquisito. Ma in questa assuefazione forse c’è qualcosa che rischia di sfuggirci. Il fatto che molti grandi marchi dell’agroalimentare hanno deciso di puntare sul bio, come se fosse il cavallo vincente. Su questo argomento vedi lo speciale bioeccellenze sul
numero di settembre di Terra Nuova “
Il biologico e la sfida dell’autenticità“.