Tempi di crisi: ignoranza e cibo spazzatura
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Lo studio si intitola “Impatto della crisi economica sulla prevenzione cardiovascolare”, ed è stato coordinato da Gaetano Crepaldi dell’Istituto di neuroscienze del Consiglio nazionale delle ricerche di Padova (In-Cnr) e da Maria Grazia Modena dell’Università di Modena-Reggio Emilia. I risultati mostrano che dal periodo pre-crisi economica (1998-2002) a quello della crisi (2008-2012) sono aumentate le condizioni di rischio per la salute, in particolare diabete, obesità e ipercolesterolemia, fra le persone meno abbienti. Nella diffusione di alcune patologie le abitudini di vita sono collegate al reddito e alla scolarizzazione: stili di vita meno salutari spesso si accompagnano a un minore reddito e a un minore livello di scolarità.
Il junk food, o cibo spazzatura, ormai è l’abitudine, soprattutto per le fasce più povere. All’alimentazione poco sana si unisce lo scarso movimento fisico, entrambi collegati a un reddito minore e a una più bassa scolarizzazione. Più che di reddito però si dovrebbe parlare di cultura. Secondo Crepaldi, “i dati relativi al 2013 indicano che, tra i più informati a livello nutrizionale, il 35,3% segue la Dieta mediterranea e l’obesità colpisce il 25%, contro il 31% di seguaci di questo tipo di alimentazione e il 41,5% di obesi riscontrati tra i meno informati. Il giudizio che se ne trae è che la società italiana purtroppo è ancora divisa in classi e le fasce più povere non hanno accesso ad informazioni di base, importanti per la salute. Un’alimentazione ricca di verdure, con meno proteine animali ci consente di risparmiare e di rimanere in forma.