«Come sanare la nostra relazione con il cibo nell’era dell’alimentazione artificiale? In risposta alle crisi del nostro sistema alimentare stiamo assistendo all’ascesa di soluzioni tecnologiche che mirano a sostituire i prodotti animali e altri prodotti alimentari di base con alternative prodotte in laboratorio»: così esordisce Vandana Shiva, presidente di Navdanya International, nel suo intervento che è stato pubblicato su L’Extraterreste, inserto del quotidiano Il Manifesto.
«Come sanare la nostra relazione con il cibo nell’era dell’alimentazione artificiale? In risposta alle crisi del nostro sistema alimentare stiamo assistendo all’ascesa di soluzioni tecnologiche che mirano a sostituire i prodotti animali e altri prodotti alimentari di base con alternative prodotte in laboratorio»: così esordisce
Vandana Shiva, presidente di Navdanya International, nel suo intervento che è stato
pubblicato su L’Extraterreste, inserto del quotidiano Il Manifesto.
L’intervento prosegue:
«I sostenitori del cibo artificiale stanno essenzialmente reiterando la vecchia e fallimentare retorica secondo cui l’agricoltura industriale è indispensabile per nutrire il mondo. Il cibo vero e ricco di nutrienti sta gradualmente scomparendo, mentre il modello agricolo dominante sta esacerbando i cambiamenti climatici e provocando un aumento delle malattie croniche. Eppure, è soprattutto dai piccoli agricoltori che proviene il nostro cibo. Il «vero» cibo non nasce in laboratorio, ma proviene da fattorie biodiverse che si prendono cura della terra adottando il modello dell’agricoltura rigenerativa. Creare un sistema agricolo senza animali non è la risposta alla crisi climatica. Rappresenta una forma di violenza che li condanna al pericolo di estinzione. Invece di escludere del tutto gli animali, è importante capire la differenza tra i due sistemi: mentre i piccoli agricoltori integrano gli animali come diversità vitale in un agro-ecosistema funzionale e non torturano e sovrappopolano i pascoli, gli allevamenti intensivi sono caratterizzati da un numero fenomenale di capi stipati in condizioni deplorevoli che, inoltre, contribuiscono enormemente alle emissioni di gas serra.
È possibile e sano avere una dieta completa e nutriente basata su vegetali biodiversi, senza bisogno di diventare sostenitori dell’impero degli alimenti artificiali. I grandi magnati degli allevamenti intensivi sono infatti gli stessi che ora investono nella carne artificiale. Queste soluzioni non rappresentano valide alternative. Sono solo ulteriori fonti di profitto per gli stessi soggetti e sottraggono potere politico agli agricoltori rigenerativi e alle comunità locali.
Queste modalità negano le essenziali relazioni simbiotiche tra esseri umani, piante, animali e microrganismi e, nella stessa ottica, negano anche il loro potenziale per mantenere e rigenerare la rete della vita. La trama della vita è la trama del cibo. Non possiamo separare il cibo dalla vita. Allo stesso modo, non possiamo separare noi stessi dalla Terra. Il cibo non è una merce, non è «roba» messa insieme artificialmente nei laboratori. Il cibo porta con sé i contributi di tutti gli esseri viventi che formano la rete alimentare.
Le soluzioni alle nostre crisi globali esistono già. Derivano dalla costruzione di culture di interconnessione e rigenerazione e dalla guarigione delle nostre relazioni con il cibo, la natura e le comunità. È necessario prendere coscienza di queste connessioni che portano con sé l’opportunità di rigenerare la terra, la nostra salute, le nostre economie del cibo e le culture ad esso legate attraverso un’agricoltura reale che si prende cura della Terra e delle persone.
Occorre dunque lavorare attivamente per rinnovare e rigenerare il Pianeta partecipando ai processi ecologici di reciprocità e ripristinando la biodiversità. Perché questo accada, l’atto di alimentarsi deve tornare ad essere un atto ecologico, in modo che le false soluzioni proposte dai sostenitori degli alimenti artificiali, che non servono minimamente a contrastare l’industria agroalimentare orientata al profitto, non creino ulteriori disconnessioni e ulteriori crisi».
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Letture utili
Manuale di RESISTENZA ALIMENTARE. Con un intervento di Franco Berrino.
Una vera rivoluzione oggi può e deve partire dalla produzione del cibo, un grande campo di azione dove il sistema agroalimentare globalizzato ha cancellato la biodiversità, avvelenato il suolo e reso la nostra dieta sempre più omologata e insostenibile.
Il cambio di paradigma si impone anzitutto nella produzione agricola e nella salvaguardia dell’ambiente, da cui dipende il mantenimento degli ecosistemi e della salute dell’uomo.
Gli autori del libro, tra cui spiccano le figure di Vandana Shiva e Franco Berrino, tracciano un’inversione di rotta a cominciare dal nostro stile di vita: bisogna dire sì ai sistemi agricoli naturali su piccola scala, per recuperare la vitalità del cibo e garantire un accesso più democratico alle risorse della terra.
E bisogna dire no all’avanzata di un modello produttivo basato sullo sfruttamento dei popoli e degli ecosistemi.
In gioco c’è la nostra salute e la sopravvivenza pacifica sul pianeta Terra.
Le soluzioni sostenibili per affrontare il fallimento dell’agroindustria e diffondere una nuova forma di resilienza.
La crisi ambientale, sociale ed economica che viviamo oggi ha un principale colpevole: l’attuale modello agroalimentare, che espone l’intero Pianeta ai pericoli di una nuova estinzione di massa, depredando le risorse naturali, come l’acqua e la fertilità dei suoli. In questo nuovo libro, Vandana Shiva e Andre Leu presentano i risultati delle ultime ricerche scientifiche, dimostrando che un altro modello agricolo non solo è possibile, ma anche necessario, per combattere la fame, frenare i cambiamenti climatici e arginare la devastazione del Pianeta.
La questione ha anche una valenza di ordine sociale e politico. L’agricoltura industriale, basata su monocolture, pesticidi e biotecnologie, rende sempre più dipendenti e indebitati gli agricoltori consegnando i saperi, i mezzi di produzione e gli stessi semi nelle mani di poche multinazionali, con una concentrazione di potere senza precedenti nella storia.
In un testo destinato a fare storia, gli autori smontano un modello produttivo a lungo celebrato come efficiente, ma che ad uno sguardo più attento si mostra del tutto incapace ad affrontare le sfide della crisi climatica, la fame nel Sud del mondo e la malnutrizione cronica nei paesi cosiddetti sviluppati. La soluzione è nelle pratiche agricole sostenibili supportate da nuove conoscenze agronomiche in grado di valorizzare la complessità del vivente, garantire cibo sano per tutti e una nuova democrazia per il futuro del Pianeta.