Anche la Sicilia in fiamme, dopo le devastazioni della Sardegna. E il fuoco, spesso doloso e alimentato dal caldo, lascia dietro di sé danni enormi. Da Palermo a Catania, da Enna e Noto al messinese.
Tanti focolai e tanti roghi in numerose zone dell’isola, ingentissimi anche i danni alla vegetazione.
Nel 2021 gli incendi nei boschi in Sicilia sono stati circa 300 mentre la superficie non boscata in fumo è di oltre 18.000 ettari: o dati emergono dall’analisi di un’associazione di categoria sui dati Sif in corso di validazione. Circa sessantamila gli eventi incendiari negli ultimi sei anni.
Il caldo e la siccità favoriscono la diffusione delle fiamme ma gli ultimi roghi confermerebbero che l’innesco è doloso.
“In Sicilia siamo alle solite, ogni anno la storia si ripete e poi si tenta di chiudere la stalla a buoi scappati. Diligenza vorrebbe che bisognerebbe parlare in tempo di pace di misure di prevenzione e attivare per tempo la convenzione Regione-Vigili del Fuoco prevista dalla legge 53 del 2000 per il potenziamento delle squadre di spegnimento ma ovviamente anche quest’anno, come avvenuto negli anni scorsi, ciò non è stato fatto e ad oggi la convenzione non è stata attivata con il risultato di avere meno vigili del fuoco pronti nei primi momenti degli incendi e poi chiedere a Roma stato di emergenza perché sul territorio mancava chi poteva spegnere sul nascere”. Lo dice Giuseppe Musarra segretario siciliano del sindacato CONAPO dei Vigili del Fuoco in merito alla richiesta al governo da parte del presidente della Regione di dichiarare lo stato di mobilitazione della Protezione Civile, il cui riconoscimento determinerebbe un concorso straordinario di risorse extra-regionali sia in termini di uomini sia di mezzi dei vigili del fuoco e del volontariato.
“Certo i piromani fanno la loro maledetta parte ma una amministrazione previdente deve mettere nel conto e contrastare anche questo rischio”, aggiunge.