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Appello di Slow Food: «Si aumentino sforzi per salvare biodiversità»

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Slow Food ha rilanciato l’appello alla comunità internazionale per aumentare gli sforzi diretti a mettere in salvo la biodiversità, in vista del Piano strategico Mondiale per la Biodiversità che dovrebbe essere definito a giugno.
Appello di Slow Food: «Si aumentino sforzi per salvare biodiversità»
«Il momento è strategico: i governi si riuniranno infatti a giugno per definire il prossimo Piano strategico mondiale per la biodiversità, un piano che sarà poi adottato a ottobre dalla Convenzione Onu sulla diversità biologica (Convention on Biological Diversity – Cbd), a Kunming, in Cina, e che stabilirà impegni, azioni e investimenti dei prossimi dieci anni, con obiettivi a medio termine (2030) e a lungo termine (2050)» spiegano da Slow Food.
«La biodiversità è il fondamento della produzione alimentare e comprende specie e varietà di piante, razze animali, insetti, microrganismi, ma anche ecosistemi, conoscenze e culture. Riconoscerne il ruolo e l’importanza è fondamentale ai fini della sicurezza alimentare, dello sviluppo sostenibile e del sostentamento di molti servizi ecosistemici di vitale importanza» afferma l’organizzazione.

Il sostegno ai sistemi alimentari agroecologici

«Il Piano strategico per la biodiversità globale non avrà alcuna efficacia se le istituzioni internazionali e i governi nazionali non includeranno il riconoscimento e la promozione dei sistemi alimentari agroecologici come soluzione per invertire il collasso della biodiversità e per affrontare la crisi climatica e quella sanitaria. In Italia, il riconoscimento della tutela della biodiversità nella Costituzione ha rappresentato un cambiamento epocale, è importante adesso adottare azioni concrete» afferma Barbara Nappini, presidente di Slow Food Italia. «Agli agricoltori che praticano l’agroecologia dev’essere garantito un riconoscimento istituzionale e politico. I contadini devono essere sostenuti nel passaggio verso l’agroecologia con misure molto concrete: servizi, snellimento della burocrazia, formazione, scambi di esperienze, ma anche sostegni finanziari».
Slow Food propone di assegnare finanziamenti pubblici a chi lavora per il bene comune: il sostegno economico dei governi dovrebbe essere concesso soltanto ai sistemi di coltivazione agroecologica che producono cibo contribuendo alla sostenibilità socio-culturale, economica e ambientale delle loro aziende agricole e dei territori in cui operano. «Il Piano strategico mondiale per la biodiversità deve affrontare i numerosi fattori che causano la perdita di biodiversità: la progressiva concentrazione delle filiere alimentari in pochissime multinazionali, i sistemi di coltivazione e allevamento sempre più intensivi, il consumo crescente di prodotti ultraprocessati, gli sprechi e, infine, la convinzione che la tecnologia possa risolvere ogni problema» aggiungono da Slow Food.

La situazione in Italia

«Se guardiamo all’Italia, non esiste un monitoraggio della biodiversità legata al cibo. Solo studi parziali, analisi regionali e, spesso, dati discordanti. Ma è possibile capire quel che sta succedendo partendo da alcuni casi» sottolinea Serena Milano, segretaria della Fondazione Slow Food per la Biodiversità Onlus.
«Alla fine del secolo scorso si coltivavano oltre 400 varietà di frumento, ma già negli anni ’90 solo 8 varietà rappresentavano l’80% del seme impiegato e oggi, soprattutto per il frumento tenero, gran parte delle varietà sono brevettate da poche multinazionali. E lo stesso può dirsi per le varietà locali di alberi da frutto, che si trovano solo presso vivai molto piccoli che riescono con difficoltà a mantenere una rete di agricoltori impegnati nella produzione del seme. O per le razze animali, ormai estinte o in grave riduzione. Basti pensare che in Italia 12 razze bovine contano meno di mille femmine, sette sono minacciate e cinque sono in una situazione critica» spiegano dall’organizzazione.
Secondo Slow Food la biodiversità non è un catalogo di rarità gastronomiche, ma è una risposta concreta a emergenze ed esigenze quotidiane: «Le varietà locali, le razze locali, i prodotti trasformati che se ne ricavano non sono solo poesia, arte e tecnica, paesaggio. Ma sono anche economia, lavoro per i giovani, cura del territorio, terreni abbandonati che vengono recuperati, cura della montagna e delle aree marginali. Conservare un’ampia variabilità genetica è indispensabile per mantenere un sistema agricolo in grado di sfamare il pianeta, facendo fronte alla crisi climatica, alle pandemie e alla carenza di risorse naturali» sottolinea Milano.
«Come riferisce il Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente, gli Stati e le organizzazioni internazionali hanno l’obbligo e la responsabilità di affrontare la perdita di biodiversità e degli habitat, di evitare che ciò abbia un impatto negativo sui diritti umani e di assicurarsi che le azioni di contrasto alla perdita di biodiversità siano eque e sostenibili» aggiunge Milano.

Cosa è la Un Cbd e perché il Piano strategico è fondamentale

La Convenzione è spesso considerata, nell’ambito della biodiversità, l’equivalente dei negoziati sul cambiamento climatico, e infatti il piano strategico mondiale per la biodiversità post-2020 è stato soprannominato l’Accordo di Parigi della biodiversità. Sarà seguito, negli ultimi mesi del 2022 (le date sono ancora da confermare), dai negoziati finali a Kunming, in Cina. L’adozione del Piano strategico mondiale per la biodiversità post-2020 dovrebbe fornire una visione strategica e un piano d’azione globale per la conservazione, la protezione, il ripristino e la gestione sostenibile della biodiversità e degli ecosistemi nei prossimi dieci anni.

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