Associazione Rurale Italiana sezione Piemonte ed Ecologia Politica Torino criticano duramente la lista dei 51 siti idonei a ospitare il deposito unico nazionale per le scorie nucleari che prevede cinque siti in provincia di Alessandria: «Si tratta di un’ennesima zona di sacrificio, una zona-spazzatura dove, anziché bonificare e provvedere alla restituzione di un territorio sano a chi lo abita e lo vive ogni giorno, viene rincarata la dose» dicono le due realtà.
«Il Ministero dell’ambiente e della sicurezza energetica ha pubblicato la lista aggiornata dei 51 siti idonei dove poter far sorgere il deposito unico nazionale per le scorie nucleari. Apprendiamo con sgomento che fra le aree individuate sono presenti cinque siti nella provincia di Alessandria, nello specifico le candidature si trovano in provincia di Alessandria, a Bosco Marengo, Novi Ligure, Oviglio, Quargneto, Castelnuovo Bormida, Sezzadio e Fubine Monferrato e Alessandria stessa – scrivono in una nota ARI sezione Piemonte ed Ecologia Politica Torino – La CNAI (Carta Nazionale delle Aree Idonee) proposta è stata elaborata dalla Sogin che ha selezionato, tra le proposte precedenti, cinque siti nell’alessandrino che dovrebbero accogliere tra le varie scorie, quelle della vicina Francia che renderebbe il sito economicamente vantaggioso da raggiungere. Gli organi “competenti” hanno classificato come congruente un’area di un territorio molto circoscritto nella zona più occidentale della provincia di Alessandria, nel cuore della Valle Bormida, una Valle già investita dalla presenza centenaria dell’inquinamento dell’ACNA (Azienda Coloranti Nazionali e Affini), della Solvay, della discarica di Novi Ligure».
«L’elenco potrebbe continuare, ma la figura è già abbastanza delineata: si tratta di un’ennesima zona di sacrificio, una zona-spazzatura dove, anziché bonificare e provvedere alla restituzione di un territorio sano a chi lo abita e lo vive ogni giorno, viene rincarata la dose – proseguono le associazioni – Un’area senza speranza, per chi non l’ha mai attraversata e non conosce chi invece, in un territorio già devastato, ha provato e prova ogni giorno a ridargli vita. I siti selezionati infatti andrebbero proprio a instaurarsi sui campi di agricoltura biologica coltivati da contadini -ormai rari- che resistono all’avanzata dell’agrobusiness, andrebbero a intaccare le falde acquifere che irrorano la provincia. Ignote e sconclusionate, qualsiasi esse siano, le decisioni che hanno portato alla selezione di quest’area vista la vicinanza a zone densamente popolate, siti UNESCO e fabbriche a rischio di incidente. Assurda anche la questione delle autocandidature che prevede la possibilità di auto-segnalarsi come sito idoneo nonostante non si presentino le caratteristiche adatte richieste. Un meccanismo che porta a corruzione, svendita e mala-gestione. Ad oggi l’unico Comune che si è proposto è quello di Trino Vercellese, sempre in area piemontese, dove già sorgeva la ben nota centrale nucleare».
«Se pensiamo che il piano nasce da un Ministero che porta il nome della “Sicurezza energetica” il tutto risulta ancora più ridicolo, così come lo sono le ultime dichiarazioni del Ministro Picchetto-Fratin che dalla COP28 dice sì al nucleare riferendosi ai piccoli reattori, una leggenda tecnologica ormai bannata dalle possibilità dalla maggior parte degli esperti, ma la cui propaganda fa comodo – aggiungono le associazioni – Gli scarti contaminati dell’era nucleare sono sintomo di ciò da cui il nostro sistema non riesce a svincolarsi, proponendo sempre nuove soluzioni che incrementano la nocività di intere aree per raggiungere un fantomatico progresso, l’apparato energetico continua a ingrandirsi e generare rifiuti che si tenta in malo modo di nascondere sotto il tappeto. Le scelte sbagliate fatte in passato in nome di una prodigiosa industrializzazione hanno sventrato aree verdi e agricole intossicandole. Non permetteremo che le scelte sbagliate del presente continuano a devastarle e a far morire ciò che con tenacia resiste e crea vita».
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