Base militare in Toscana, i comitati: «Continueremo a opporci»
homepage h2
«Il DL Infrastrutture ha segnato un’accelerazione per la realizzazione della base militare che il Governo vuole costruire in Toscana nel parco naturale di Migliarino-San Rossore. Ma i comitati non si arrendono, continueremo a opporci al progetto»: a spiegarlo è Fausto Pascali, esponente del Movimento NoBase.
«La base militare che il Governo vuole costruire in Toscana sarà situata per la maggior parte (100 ettari) in un’importante porzione del Parco Naturale di Migliarino-San Rossore-Massaciuccoli nei pressi di San Piero a Grado, nel Comune di Pisa, e si estenderà in maniera diffusa anche nel Comune di Pontedera dove un consistente pezzo (40 ettari) dell’insediamento occuperà l’attuale Tenuta Isabella e coinvolgerà il borgo di Coltano per il recupero di alcuni edifici storici, tra cui l’ex stazione Radio di Marconi, ma su cui ad oggi non è chiaro quali siano le nuove destinazioni d’uso, il grado di coinvolgimento della cittadinanza nelle scelte di recupero e a chi sarà affidata la gestione degli immobili rigenerati»: a spiegare la situazione è Fausto Pascali, esponente e attivista del Movimento NoBase.
«Il Decreto Legge Infrastrutture segna un’accelerazione sullo sviluppo dell’opera: sono stati stanziati 20 milioni di euro (presi dai fondi del Ministero delle Infrastrutture e Trasporti destinati all’Edilizia Pubblica, in particolare le risorse allocate per fronteggiare il caro materiali) per autorizzare il Commissario straordinario dell’opera all’apertura di una contabilità speciale e quindi diventare operativo e usufruire del sistema di rendicontazione amministrativa semplificata, sottratto alle ordinarie procedure di controllo dello Stato» spiega Pascali.
«Se si aggiunge che per le procedure introdotte dal Decreto Semplificazioni del 2021, “il progetto di fattibilità tecnica ed economica, di opere di particolare complessità o impatto”, come quella della Base, deve essere inviato al Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici per l’espressione del parere relative agli aspetti ambientali, paesaggistici e culturali, si comprende che la Base usufruirà di una doppia agevolazione, in quanto Il Commissario straordinario è anche il presidente dell’istituzione che dovrebbe vigilare sul corretto avanzamento dei lavori e che dovrebbe valutare l’impatto ambientale della nuova infrastruttura» prosegue sempre il portavoce del Movimento.
Lo studio di prefattibilità
«Il progetto definitivo non esiste ancora: a oggi è stato fatto uno studio di prefattibilità da una società specializzata in sistemi di difesa – prosegue Pascali – Dallo studio non emergono dati concreti, ma solo una vaga indicazione di dove verranno allocate le nuove funzioni belliche, ma è chiara l’estensione delle aree che verranno interessate da nuove costruzioni. Al momento di presentazione del decreto in Parlamento era “in via di completamento la redazione del Documento di indirizzo alla progettazione”, questo vuol dire che il voto di fiducia per l’approvazione è stato dato sostanzialmente alla cieca, eppure secondo quanto stabilito a fine ottobre 2023 dal verbale del tavolo interistituzionale, il Governo si era impegnato a condividere puntualmente “con tutti gli Enti interessati, le varie fasi progettuali nonché a rispettare tutte le procedure previste dalla vigente normativa”; quindi, almeno in linea teorica, c’è ancora modo per le istituzioni locali di opporsi, anche se fino a oggi ciò non è avvenuto».
«Inoltre il Governo vuole finanziare l’opera, dell’esorbitante cifra complessiva di 520 milioni di Euro, utilizzando il Fondo di Sviluppo e coesione sociale, ma deve passare dalla legge finanziaria, per utilizzare in questo modo i fondi che dovrebbero essere utilizzati per ridurre le disuguaglianze economiche dei territori».
«Chiediamo trasparenza»
Il movimento No Base ha avviato «una campagna di studio e approfondimento, ma soprattutto di informazione alla cittadinanza su quanto sta avvenendo sul territorio e di sensibilizzazione sull’impatto che questa infrastruttura avrà nei prossimi anni sulla salute dell’ambiente e delle persone – spiega Pascali – Il primo obiettivo è mettere in evidenza le responsabilità politiche di chi ha voluto questa base, a partire da chi avrebbe dovuto tutelare il patrimonio naturale. Inoltre è necessario fare una battaglia per la trasparenza visto che tutti gli atti relativi alla base continuano a essere omessi e vengono fatte circolare notizie fumose sui principali canali di informazione: come la storia dei 200 posti di lavoro, diffusa senza mostrare alcun dato concreto. O come quando si parla di compensazioni riferendosi alla bonifica dell’area, dove è stato presente per decine di anni un reattore nucleare sperimentale per studi militari, e si omette che la decontaminazione è già prevista e finanziata da oltre 20 anni senza che i governi che si sono succeduti l’abbiano portata avanti».
«Le forze sindacali, politiche e associative, cittadine e non solo, stanno avviando un ragionamento su come potrebbero essere meglio spesi quei 520 milioni di euro per la sicurezza sociale delle persone, la tutela dell’ambiente e le emergenze derivanti dalla crisi economica – prosegue Pascali – I cittadini e le cittadine di Pisa (ma non solo visto che l’opera impatterà anche fuori da Pisa e dalla Toscana) si preparano a ostacolare con i propri corpi l’avanzamento dei lavori. La chiave è la partecipazione; a luglio un appuntamento di discussione nel presidio di pace “I Tre Pini” ha sancito la determinazione collettiva a tutelare e difendere il territorio dalla militarizzazione, il prossimo 13 settembre l’appuntamento è in piazza sotto il Comune di Pisa per un presidio pubblico, che ha lo scopo di allargare a tutta la città la lotta contro la nuova base militare».
«Un’area da proteggere»
«L’area dell’ex Cisam destinata alla nuova base militare è un’area quasi totalmente boscata interna al parco naturale, in un contesto di grande pregio ambientale denominato “Tenuta di Tombolo” – spiega ancora Pascali – Ricade inoltre all’interno di una “zona cuscinetto” della riserva della biosfera MAB “Selve Costiere di Toscana”, cioè una zona la cui finalità, riconosciuta all’interno di un programma globale dell’UNESCO, è rafforzare “l’azione protettiva delle vicine zone centrali”. ll sito ha avuto anche il riconoscimento e la tutela dall’Unione Europea che ne ha sancito l’importanza comunitaria inserendo la cosiddetta “Selva Pisana” della rete europea Natura 2000, come Zona speciale di conservazione (SIC-ZSC). Un’area quindi che andrebbe completamente naturalizzata diversamente da quanto si sta facendo».
«Ma anche l’area verde della Tenuta Isabella nella Valdera, anche se non ha vincoli specifici, presenta una fragilità specifica, come ha dimostrato l’alluvione del novembre 2023, che ha prodotto allagamenti e danni devastanti e che oggi si pianifica di cementificare con una pista di addestramento e un poligono di tiro a cielo aperto – continua il portavoce del Movimento – Infine, proprio pensando all’impatto antropico che le attività militari hanno sulla flora e la fauna, viene da sorridere di fronte a chi chiede in un’interrogazione parlamentare di “ridurre al minimo l’impatto ambientale” riferendosi al consumo di suolo, per un’installazione che prevede (basta guardare il progetto che era a Coltano) depositi di esplosivi e piste di atterraggio per elicotteri, ed è pensato per le continue esercitazioni del Gruppo intervento Speciale e del I° reggimento Tuscania, reparti operativi pronti a partire in ogni momento per le zone di conflitto, e per questo si vuole a tutti costi tenere la base vicina all’aeroporto militare di Pisa».