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Biometano: ISDE lancia allarme sui possibili rischi ambientali e sanitari 

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Biometano, la sostenibilità è messa ampiamente in discussione: ISDE lancia l’allarme sui possibili rischi ambientali e sanitari degli impianti di digestione anaerobica e pubblica un nuovo position paper.

Biometano: ISDE lancia allarme sui possibili rischi ambientali e sanitari 

Biometano, la sostenibilità è messa ampiamente in discussione: ISDE lancia l’allarme sui possibili rischi ambientali e sanitari degli impianti di digestione anaerobica e pubblica un nuovo position paper.

«Gli impianti di digestione anaerobica (DA), spesso promossi come soluzioni “green” per la gestione dei rifiuti organici e la produzione di energia rinnovabile sotto forma di biometano, non sono esenti da possibili criticità ambientali e sanitarie e da distorsioni speculative»: a lanciare l’allarme è ISDE Italia – International Society of Doctors for Environment, con un nuovo position paper firmato da Agostino Di Ciaula, Vitalia Murgia, Maria Grazia Petronio, Gianni Tamino e Roberto Romizi.

L’analisi si basa su una revisione della letteratura scientifica e considera i possibili impatti ambientali e sanitari della digestione anaerobica, spesso trascurati o sottovalutati nel dibattito pubblico e nelle valutazioni tecniche autorizzative.

Cosa emerge dal documento ISDE?

• Emissioni climalteranti: Gli impianti DA generano emissioni fuggitive di metano, un gas serra 84 volte più potente della CO₂ nel breve termine. Anche la combustione del biometanoinoltre, spesso sottovalutata, contribuisce al riscaldamento globale come qualunque altra combustione.

• Inquinamento atmosferico: Gli inquinanti generati degli impianti di DA comprendono formaldeide, particolato fine, ossidi di azoto, ammoniaca e bioaerosol (una miscela di batteri e funghi). Tutto questo è in grado di generarepatologie respiratorie e di aumentare i rischi oncologici e cardiovascolari, specie nei residenti nelle aree limitrofe agli impianti e nei lavoratori.

• Compost e digestato contaminati: Il digestato, se usato come fertilizzante, può contenere antibiotici, metalli tossici, residui chimici, microplastiche e PFAS. Può anche favorire la diffusione di antibiotico-resistenza e la contaminazione della catena alimentare.

• Odori e incidenti: Gli impianti di DA sono sorgenti potenzialidi inquinamento olfattivo e non sono esenti da rischi di incidenti rilevanti, come dimostrato da numerosi casi documentati in Europa.

Una proposta alternativa

La proposta alternativa vede meno incentivi “a senso unico”, più compostaggio aerobico, soddisfacimento delle esigenze dei cittadini e non delle imprese

ISDE denuncia «il modello incentivante a senso unico che spinge verso gli impianti di DA, penalizzando la possibile alternativa offerta dal compostaggio aerobico. Sotto la spinta degli incentivi gli impianti di DA sono spesso sovradimensionati o non necessari, a scapito di soluzioni più semplici, più economiche e potenzialmente più sostenibili. In ogni caso gli impianti per il trattamento delle frazioni organiche dovrebbero sempre essere adeguatamente dimensionati secondo le necessità dei territori nei quali gli impianti devono essere realizzati».

Secondo gli autori «la gestione della frazione organica dovrebbe privilegiare la prevenzione, l’autocompostaggio, il riciclo sostenibile di materia e l’arricchimento in carbonio dei suoli agricoli. La digestione anaerobica, essendo principalmente finalizzata al recupero energetico, dovrebbe essere considerata una scelta residuale e non prioritaria».

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