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Cambiamenti climatici: al via la prima causa contro lo Stato italiano

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Prende il via oggi 5 giugno, in occasione della Giornata Mondiale dell’Ambiente, la campagna  Giudizio Universale – Invertiamo il processo” che precede il deposito, previsto in autunno, della prima causa legale intentata in Italia contro lo Stato per l’inazione di fronte ai cambiamenti climatici.
Prende il via oggi 5 giugno, in occasione della Giornata Mondiale dell’Ambiente, la campagna  Giudizio Universale – Invertiamo il processo” che precede il deposito, previsto in autunno, della prima causa legale intentata in Italia contro lo Stato per l’inazione di fronte ai cambiamenti climatici.
A promuovere questa campagna è un sodalizio di movimenti, associazioni, comitati e singoli cittadini, «nato per preparare il terreno ad un processo senza precedenti nel nostro paese, che ha l’obiettivo di chiedere ai giudici di condannare lo Stato per la violazione del diritto umano al clima» spiegano i promotori tra cui troviamo diverse associazioni ambientaliste, nonché comitati che rappresentano vertenze territoriali in Puglia, Sardegna, Veneto, Campania, Sicilia, insomma una rete molto eterogenea.

Le mobilitazioni

«Il livello della minaccia rappresentata dagli stravolgimenti climatici e la debolezza delle misure messe in atto dagli Stati destano una crescente preoccupazione nell’opinione pubblica, che si organizza attraverso mobilitazioni sempre più intense a livello internazionale – proseguono i promotori della Campagna – Il movimento per la giustizia climatica rappresenta oggi uno dei fenomeni più rilevanti sulla scena internazionale, denunciando l’immobilismo dei poteri pubblici nella protezione dei diritti umani connessi al clima. Da questo punto di vista, l’Italia non fa eccezione. Il nostro Paese ha obiettivi di riduzione delle emissioni scarsamente ambiziosi e non in linea con le raccomandazioni espresse dalla comunità scientifica per centrare l’obiettivo di contenere il riscaldamento globale entro la soglia prudenziale dei +1,5 °C».

Cambio di rotta

«Serve un deciso cambio di passo per invertire la rotta nei prossimi 11 anni, o gli scompensi climatici porteranno enormi aree del pianeta a subire l’impatto sempre più grave e frequente di fenomeni estremi come inondazioni, ondate di caldo, alluvioni e siccità – aggiungono le associazioni A soffrirne maggiormente saranno le comunità più deboli ed emarginate, ma anche il mondo occidentale è destinato a fare i conti con pesanti perdite economiche e con ricadute sociali, sanitarie e ambientali. L’Italia, ad esempio, rischia un innalzamento eccezionale delle temperature (soprattutto in estate), l’aumento della frequenza degli eventi meteorologici estremi (ondate di calore, siccità, episodi di precipitazioni intense) e una riduzione delle precipitazioni medie annue e dei flussi fluviali».

Oltre mille contenziosi nel mondo

Di qui nasce il boom di contenziosi – ad oggi più di 1000 in tutto il mondo – che vedono la società civile in oltre 25 paesi portare alla sbarra lo Stato, le imprese o singoli progetti dal forte impatto sul clima. In Olanda, nel 2015, un migliaio di persone hanno fatto causa allo Stato per le scarse politiche climatiche, vincendo il ricorso in primo e in secondo grado con sentenze di condanna che impongono al governo di rivedere i suoi piani.
«È giunto il momento di fare lo stesso in Italia – continuano i promotori – In autunno, il deposito dell’atto di citazione sancirà l’avvio del primo climate case mai intentato nel nostro paesela campagna Giudizio Universale è patrimonio di tutte le organizzazioni e i movimenti sociali impegnati in questi mesi contro i cambiamenti climatici, e vuole essere un ulteriore strumento di pressione per il nostro governo in vista della prossima Conferenza Mondiale sul Clima, in Cile, per fare in modo che la COP di Santiago non sia l’ennesima occasione sprecata».
«L’impegno del nostro paese è insufficiente a garantire il rispetto degli obiettivi suggeriti dai più importanti scienziati del clima – spiega Fabio Ciconte, fra i referenti della campagna Giudizio Universale – Il Piano Energia e Clima non contiene gli interventi radicali di cui abbiamo bisogno per azzerare le emissioni nette entro il 2050. Con questa azione legale vogliamo spingere l’Italia a fare un passo in più nella lotta al cambiamento climatico, che è la più grande emergenza del nostro tempo».

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