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Clima, causa allo Stato: entro l’anno l’atto di citazione

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Si chiama Giudizio Universale ed è la maxi-causa allo Stato che un raggruppamento di cittadini, associazioni e movimenti sta intentando nei confronti dell’Italia «per non aver adottato misure sufficientemente stringenti per arginare i cambiamenti climatici e invertire il processo». Ora il gruppo impegnato operativamente sta terminando i lavori: «Entro l’anno depositeremo l’atto di citazione».
Si chiama Giudizio Universale ed è la maxi-causa allo Stato che un raggruppamento di cittadini, associazioni e movimenti sta intentando nei confronti dell’Italia «per non aver adottato misure sufficientemente stringenti per arginare i cambiamenti climatici e invertire il processo».
Ora il gruppo impegnato operativamente sta terminando i lavori: «Entro l’anno depositeremo l’atto di citazione».Ne parliamo con Rita Cantalino, membro del gruppo operativo di Giudizio Universale.
Come procede la strutturazione della causa? A che punto siete? 
Da circa un anno e mezzo siamo impegnati in un lavoro di ricerca volto a sostenere la strategia legale e a fornire delle solide basi all’atto di citazione, che contiamo di depositare entro la fine di questo anno ed entrare nel vivo della causa. In questo momento stiamo vagliando i recenti decreti e provvedimenti del Governo, nonché una serie di disposizioni europee, per verificare se queste modifichino il quadro della ricerca o se invece non aggiungano elementi sostanziali al ragionamento che sottende la strategia. Per quanto riguarda invece il profilo pubblico e di campagna, siamo attualmente impegnate (da luglio, e lo saremo fino alla consegna) in iniziative pubbliche di racconto della causa, volte a raccogliere mandati tra cittadini e cittadine, associazioni e bambini e bambine (rappresentati dai genitori) che vogliano diventare ricorrenti.
Da quando è stata resa pubblica la notizia di questa azione, avete ricevuto pressioni, critiche, sostegno?
Il 5 giugno scorso c’è stata la presentazione pubblica di Giudizio Universale e da quel momento abbiamo racconto molto sostegno sia tra la cittadinanza sia nel tessuto associativo che abbiamo intercettato. L’appello pubblico connesso alla causa conta al momento più di cento firme di associazioni, comitati e gruppi vari più o meno informali, e più di undicimila firme di cittadine e cittadini che hanno voluto sostenerci. Speriamo che entro il deposito diventino molte di più.
Cosa vi aspettate da questa azione?
Abbiamo scelto di non chiedere riparazioni o altre forme di risarcimento economico allo Stato, ma che si adegui a quanto la scienza ci chiede per mantenere il riscaldamento globale entro la soglia critica di +1.5°C rispetto ai livelli delle temperature medie in epoca preindustriale. Non ci interessa ricevere una compensazione, ma assicurare il nostro futuro.
In ipotesi di accoglimento della domanda, avremmo il riconoscimento giudiziario che la politica climatica dello Stato dovrà rispettare gli standard fissati dalla comunità scientifica e ogni politica meno efficace costituisce una minaccia dei diritti umani fondamentali. Anche se la causa dovesse chiudersi tra diversi anni, una vittoria rappresenterebbe comunque un importante precedente nel riconoscimento del diritto umano al clima e una base per ulteriori azioni di questo tipo, nonché un obbligo per il governo a modificare le proprie politiche climatiche ed essere più ambizioso nella definizione dei target. In ogni caso, l’importanza della causa va anche oltre l’azione legale in sé: in questo momento essa è uno strumento di sensibilizzazione ed attivazione della cittadinanza intorno alla questione climatica, e sta contribuendo ad accrescere la consapevolezza intorno a questi temi.
Avete notizie di precedenti in altre nazioni che abbiano già dato qualche esito?
Sono attualmente in corso cause simili in vari Paesi europei (Irlanda, Francia, Belgio) ed extraeuropei. Quello per la giustizia climatica è un movimento globale che si è sviluppato negli ultimi anni e vuole collegare la questione climatica a quelle della giustizia economica e sociale, il rispetto dei diritti umani e collettivi, l’uguaglianza tra i popoli e le generazioni, e il riconoscimento delle responsabilità storiche per la distruzione climatica e ambientale. I cambiamenti climatici non sono solamente un problema ambientale, che riguarda la natura, ma soprattutto una questione politica ed etica, in quanto mettono a repentaglio il godimento di una serie di diritti, in primis quello alla vita, alla salute e al lavoro, e colpiscono tutti gli individui, sebbene non allo stesso modo
Nel 2015, la Fondazione Urgenda ha vinto la prima causa climatica contro uno Stato, quello olandese, che è stato obbligato dalla Corte a rivedere i propri target di emissioni.

Insieme per salvare il mondo

Riguardo alle letture utili che si possono trovare disponibili per sensibilizzare anche i più giovani sull’emergenza climatica e ambientale, ecco che Terra Nuova ha pubblicato il libro illustrato per bambini e ragazzi “Insieme per salvare il mondo” , che spiega l’emergenza climatica ai più giovani e offre spunti di riflessione e di azione.

Sofia, la giovane protagonista di questo libro, è in sintonia con i tantissimi studenti che in tutto il mondo stanno scendendo in piazza chiedendo che gli adulti facciano qualcosa contro il riscaldamento globale e il cambiamento climatico. Gli scioperi per il clima e il movimento che si è creato intorno ai Fridays For Future testimoniano la nascita, nelle generazioni più giovani, della consapevolezza che se non interveniamo ORA, il pianeta e tutti i suoi abitanti non avranno futuro.
La presa di coscienza di Sofia, la solidarietà che esprime verso le specie e le popolazioni più a rischio raccontano che possiamo ancora fare qualcosa, che ognuno di noi può fare la differenza. Insieme per salvare il mondo è infatti una storia ottimista con un lieto fine che tutti auspichiamo.
Nella parte finale del libro sono presenti spiegazioni scientifiche molto utili sul cambiamento climatico e il riscaldamento globale, e approfondimenti che analizzano cosa sta succedendo ad alcune specie a rischio di estinzione: l’orso polare, la tigre del Bengala, la tartaruga di Kemp, le api e il fenicottero andino. Ma anche alcuni insediamenti umani sono gravemente a rischio: ad esempio la popolazione della Repubblica della Kiribati, i contadini siriani e i pescatori del New England potrebbero diventare presto i nuovi rifugiati climatici a causa della distruzione delle condizioni che consentono loro di sopravvivere nei luoghi di nascita.

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